Il quintetto veronese degli Ultimo Attuale Corpo Sonoro debutta con il suadente slowcore dell'Ep "Nueva York: strade e sogni" (2004). A partire dal primo album, "Memorie e violenze di Sant'Isabella" (Manzanilla, 2009), il complesso si iscrive ufficialmente al club dei figliocci italici della "The End" dei Doors, alle prese con pièce per recitato e/o declamato nervoso, apatico o confessionale, e accompagnamento umorale, con "Concerto delle menti" dei Pholas Dactylus, "Lungo i bordi" dei Massimo Volume, "Linea Gotica" dei Csi, fino a "Dell'impero delle tenebre" del Teatro Degli Orrori, "Socialismo tascabile" degli Offlaga Disco Pax e produzioni oscure come "Musica di scarsissima virtù" di Cronaca Vera, oltre a tutta la tradizione dei reading italici dei teatri underground.
"Io ricordo con rabbia" conferma appieno questa tendenza, portandola sempre più a maturazione, brano dopo brano. Incorniciato e spezzettato da "L'impero del male", un'intro confessionale che passa dal pianoforte quieto al rigurgito noise-rock, e "Casablanca" che è invece l'interludio tra primo e secondo tempo, una sonata piano-archi con cori tenebrosi, il disco si dipana attraverso le liriche, il vero motore della loro arte, tutte coerenti con il titolo dell'album: letture dolorose della memoria privata e collettiva, sia a fiume che a sbotti - talvolta perentori, talvolta rassegnati (anche con leggeri effetti deformanti), talvolta con enjambement e rime spezzate casuali.
Via via sempre più impegnato, il lettore imposta il tono emotivo degli accompagnatori, oltre che volume e intensità: l'irretito post-hardcore di "Flight Data Recorder", il grunge alla Verdena di "Non ora, non qui" e "Mio sole dei morenti", le progressioni (talvolta cupe in senso post-rock) di "Undici Settembre Millenovecentosettantatré", "Della tua bocca" e della title track finale, e la militaresca, Marlene Kuntz-iana "La ballata di Itamar". "Tessera P2 #1816", la più convergente con questo flusso di coscienza, meglio esemplifica il loro metodo.
È, finora, il parto più labirintico e disturbante del gruppo, anche abbreviato in U.A.C.S., animato dalle erudite, storiografiche lecture di Gianmarco Mercati e sferzato da Giacomo Zorzan (chitarra), Matteo Sorio (chitarre e tastiere, anche co-titolare del progetto elettronico Sciarada), Marcello Marchiotto (basso) e Fabio Ridolfi (batteria). Gli fa fronte una non impeccabile miscela di registri, talvolta alla rinfusa, che non traduce in visione potente ciò che predica con indiscutibile veemenza. Diversi episodi spingono a una riflessione non retorica, insidiosa e implacabile. I nuovi Massimo Volume? No, i nuovi nunzi della Storia torbida.
05/05/2012