Sui brani, c'è poco da dire. Suonano come chi conosce la band si aspetta: dinamici, stratificati, elaborati. Talvolta delicati, talvolta epici, talvolta grintosi. Talvolta, le tre cose insieme.
L'attenzione è prevedibilmente tutta sul flusso, sull'interplay: momento dopo momento, gli strumenti si intrecciano magistralmente, in una mirabile successione di quadretti che nel loro guardare fissamente ai King Crimson "barocchi" dei primi album riescono comunque a riallacciarsi di volta in volta a Genesis, Cathedral, Van Der Graaf Generator, Henry Cow...
Se è vero che alle composizioni manca un po' la direzione, dunque, va anche ammesso che raramente se ne sente la mancanza. Svolazzi di flauto, tappeti di mellotron e bordate di basso tengono l'orecchio appagato per la maggior parte del tempo, e sarebbe sciocco sprecare il poco restante lamentandosi.
(20/10/2012)