Il suo dodicesimo album in studio "Temple Beautiful" non inventa nulla, anzi, guarda alle radici del rock sorvolandone la storia a volo d'uccello. Un volo dal quale ogni tanto plana per pescare una delle infinite storie di Frisco, avvolgendole in una nebbiolina sottile di relax. È questo, infatti, il mood che si respira a pieni polmoni in tutte le tracce del disco, sia quelle più tirate che quelle più soft.
Chuck dà l'idea di fottersene alquanto di forme e formalismi vari, divertendosi a saltellare tra leggende di giocatori di baseball e di personaggi mitici della storia cittadina (Harvey Milk e l'imperatore Norton su tutti). Così ci si può trovare di fronte al rock catchy di "Play That Song Again", "Castro Hallowe'en" e "I Felt Like Jesus", si può danzare con la title track dal gusto rock'n'roll, tornare alle atmosfere lisergiche dei Green On Red con "Museum Of Broken Heart" e "Willie Mays Is Up At Bat" ma anche sorprendersi nel ritrovare le ipnosi sognanti dei Broken Social Scene (!) in "He Came From So Far Away (Red Man Speaks)".
C'è tutta la West Coast, non solo San Francisco, in quest'album confezionato col sorriso sulle labbra di chi non ha nulla da perdere né da guadagnare, ma che fa solo ciò che ama di più: schitarrare su e giù per i ripidi pendii di Frisco fino al Golden Gate. E fanculo a tutto il resto.
(19/04/2012)