Con il termine "Paisley Underground" ci si riferisce a un insieme di band, attive a Los Angeles a metà degli anni Ottanta, dedite a una ripresa e riattualizzazione del sound psichedelico degli anni Sessanta. Negli stessi anni della sbornia synth-pop da classifica, negli Stati Uniti matura infatti a livello più "sotterraneo" una riscoperta delle grandi band della psichedelia classica. Non si tratta però di tirare semplicemente indietro le lancette dell'orologio: il punk non era passato invano, ma aveva lasciato tracce indelebili su un approccio strumentale che si contraddistingue per secchezza, assenza di orpelli, incisività. Tutte le band che verranno qui prese in esame non hanno avuto vasti consensi di pubblico e sono rimaste relegate per lo più allo status di band di culto; tuttavia gli appassionati e i curiosi trovano e troveranno, tra i solchi dei dischi qui presi in esame, alcuni dei più preziosi tesori nascosti degli anni Ottanta.
Nei primi anni di quella decade i gruppi della scena underground americana in generale, e le band del Paisley Underground in particolare, prendono come propri modelli i Jefferson Airplane,gliStoogesprima maniera, ma soprattutto il melodismo e il chitarrismo jingle jangle deiByrdse le cadenze malate dei Velvet Underground. Già nume tutelare della scena new wave, la formazione di Lou Reed e John Cale assurge in quegli anni allo status di vero e proprio culto musicale. Negli stessi anni si consolida un altro culto, quello della band psichedelica di Los Angeles per eccellenza, i Doors (anche grazie all'uscita di An American Prayer nel 1978 e all'inclusione di "The End in Apocalypse Now", nel 1979). Ma i veri antecedenti della scena della Los Angeles anni Ottanta vanno cercati tra le band di Nuggets, la serie di cofanetti della Rhino Records dedicati alla psichedelia e all'acid-rock: Quicksilver Messenger Service, Country Joe & The Fish, 13th Floor Elevators, Electric Prunes.
Volendo racchiudere cronologicamente la vicenda Paisley, si può prendere come riferimento il periodo che va dal 1982 (anno della prima uscita dei Dream Syndicate) al 1987 (anno di uscita di "Happy Nightmare Baby" degli Opal). È in questo quinquennio, infatti, che i gruppi della scena debuttano, crescono e infine esauriscono il loro corso, a causa di scissioni e scioglimenti o per un'evoluzione del sound che si allontana dalla psichedelia, approdando spesso a un rock più legato alle radici americane del folk e del country.
Una scena così fortemente localizzata ha permesso svariate collaborazioni tra i musicisti dei vari ensamble. La miglior presentazione possibile delle influenze, della musica e dei protagonisti del movimento è infatti un Lp, uscito nel 1983, a nome Rainy Day. Si tratta di un disco di cover (tra gli artisti tributati figurano Buffalo Sprigfield, Who, Bob Dylan, Beach Boys, Big Star, Jimi Hendrix), e a suonarle sono vari membri di (quasi) tutte le band principali della scena losangelina: Dream Syndicate, Rain Parade, Three O'Clock, Bangles (gruppo che esordì all'interno della scena Paisley per poi virare verso il pop, riscuotendo successo planetario con i singoli "Manic Monday" e "Walk Like An Egyptian").
È ai Three O'Clock che si deve, a quanto pare, la definizione "Paisley Underground": si dice che ad averla coniata sia stato il cantante e bassista Michael Quercio. Il riferimento è al Paisley, un motivo decorativo molto in voga durante la Summer of love. Il gruppo (già Salvation Army, nome abbandonato su pressione del vero Esercito della Salvezza) è artefice di un pop psichedelico, leggero e orecchiabile, debitore in gran parte dei modelli inglesi più che della West Coast. Debuttano nel 1982 con l'ep "Baroque Hoedown", seguito dall'lp "Sixteen Tambourines" (entrambi editi dalla Frontier). "Jetfighter", il brano di punta, riscosse un buon successo nelle college radio; Stupid Einstein non è lontano da quanto, sull'altra sponda dell'Atlantico, stavano facendo gli Smiths; "Fall To The Ground" sta a metà tra Kinks e Beatles. La carriera della band proseguirà, con un progressivo allontanamento dai primi modelli sonori, sino al 1989.
I Dream Syndicate col tempo sono assurti a formazione simbolo dell'intero movimento. Nascono a Los Angeles nel 1981 per iniziativa del cantante e chitarrista Steve Wynn, che recluta la bassista e collega di università Kendra Smith, il chitarrista Karl Precoda e il batterista Dennis Duck. Wynn e la Smith avevano già suonato insieme nei Suspects, formazione durata lo spazio di un 45 giri, "It's Up To You".
I Syndicate debuttano nel 1982 con un Ep omonimo rilasciato dalla Down There, etichetta aperta dallo stesso Steve Wynn. L'Ep "Dream Syndicate" esibisce un acid-rock chitarristico passato al setaccio di ritmi martellanti di stampo Velvet ("Sure Thing" e "Some Kinda Itch" ne sono un valido esempio). Il primo lavoro sulla lunga distanza, "The Days Of Wine And Roses" (Ruby, 1983), mantiene quanto il mini debutto aveva promesso. Lo spettro sonoro si amplia: dal mid-tempo di "Tell Me When It's Over" (uno dei loro brani più celebri, col suo riff acido e un ritornello memorabile) al garage di "Then She Remembers", passando per la splendida ballata "Too Little", Too Late per giungere alla cavalcata conclusiva di "The Days Of Wine And Roses", brano di ineguagliata potenza e incisività, forte di una ritmica incalzante, di una chitarra sulfurea e un testo strepitoso, vertice assoluto del disco e uno dei brani più importanti del movimento intero.
Al disco fa seguito l'abbandono di Kendra Smith, che con David Roback dà vita ai Clay Allison (vedi più avanti). Il successivo "Medicine Show" (A&M, 1984), più curato negli arrangiamenti, perde qualcosa della grezza bellezza del disco precedente, guadagnando tuttavia in profondità; contiene una altra hit mancata, "Still Holding On To You", e la lunga jam acida John "Coltrane Stereo Blues". Dopo questo disco, anche Karl Precoda lascia il gruppo; Wynn prosegue con altri due dischi di buona qualità ma lontani dai fasti dei primi due, per poi sciogliere la band nel 1989 e dedicarsi alla carriera solista.
Capitanati dal cantante e chitarrista Dan Stuart, i Green On Red nascono a Tucson, Arizona, per poi spostarsi a Los Angeles, attratti dai fermenti musicali della città. Dopo un primo ep autoprodotto ("Two Bibles"), la band rilascia un Ep per la Down There, l'etichetta di Steve Wynn. Il suono dei Green On Red, acido ma con più di un aggancio al folklore americano, è stato spesso definito come "desertico" e vicino a una delle formazioni più grandi degli anni Ottanta psichedelici, i Thin White Rope, che debutteranno qualche anno dopo.
Centrale per le coordinate sonore qui prese in esame è il primo lavoro dei Green On Red sulla lunga distanza, l'album "Gravity Talks" (Slash, 1983). Chitarre cristalline su cui una tastiera di doorsiana memoria ricama melodie a presa rapida, un cantato figlio di certo garage fine anni 60 come dello strascicato, beffardo vocalismo punk: queste le direttive di un album in cui è invero difficile citare brani che svettino sugli altri. Almeno la title track, tuttavia, va menzionata tra i brani simbolo dell'intera scena, così come la spettrale "Narcolepsy" o la torbida "Snake Bit".
La bella "That's What's Dreams Are For", vagamente reminiscente dei Rolling Stones fine Sessanta, apre il successivo "Gas Food Lodging" (Enigma, 1985): si tratta di un buon lavoro, tuttavia già distante dalla psichedelia e maggiormente orientato verso un suono classic rock che caratterizzerà la restante parte della carriera del gruppo. La riscoperta delle "radici" proseguirà con i successivi "No Free Lunch" (Mercury, 1985) e "The Killer Inside Me" (Mercury, 1987).
A proposito di roots rock, va senz'altro citato il progetto Danny & Dusty, una collaborazione tra Dan Stuart e Steve Wynn all'insegna del folk d'autore. I due pubblicano nel 1985 l'album "The Lost Weekend" (in copertina appaiono vestiti come due country singer d'annata all'interno di un bar). Il progetto Danny & Dusty è proseguito sino ai giorni nostri.
Anche i Long Ryders hanno presto abbandonato le sonorità più puramente psichedeliche per dedicarsi a un rock che sposa il chitarrismo dei Byrds con una genuina impostazione folk e blues (esemplare l'album "Native Sons", pubblicato dalla Frontier nel 1984). Ai fini del nostro discorso va comunque segnalato il loro Ep di debutto, "10-5-60" (PVC, 1983). Il brano di punta "Join My Gang" è un riuscito misto di Byrds e Steppenwolf; "I Don't Care What's Right" è già country-rock; la title track sembra uscita dritta da un 45 giri della West Coast, così come "And She Rides"; "Born To Believe In You" è invece un superfluo numero di music hall alla Kinks che richiama analoghe prestazioni dei Three O'Clock. Nel complesso è un dischetto che, tra luci e ombre, suona ancora discretamente fresco.
Viaggiano invece su frequenze più cupe i True West di Russ Tolman (già nei Suspects, con Steve Wynn e Kendra Smith). Debuttano su sette pollici con una cover di "Lucifer Sam" dei Pink Floyd, poi seguita dal mini album "Hollywood Holiday" (New Rose, 1983). Il brano di punta dell'Ep è piazzato in apertura: "Steps To The Door" è monocorde, distorta e ricca di echi, una delle canzoni di maggior impatto della scuola losangelina.
Il Paisley aggressivo dei True West trova nuove formule e sviluppi nel loro unico album, "Drifters" (PVC, 1984), che dispiega una melodia epica in "At Night They Speak" e una psichedelia da manuale in "What About You", forte di una chitarra cristallina che viaggia su cadenze esotiche. Dall'Ep precedente viene ripresa "And Then The Rain": lisergica e disperata, è forse la vetta del disco e certamente uno dei migliori brani della formazione.
I solchi di "Rainy Day" si segnalano anche per la prima apparizione di quella che di lì a poco sarebbe divenuta l'altra formazione simbolo del Paisley Underground: i Rain Parade dei fratelli Steven e David Roback. La band esordisce nel 1983 per la Enigma con lo splendido "Emergency Third Rail Power Trip". Si tratta di un disco che viaggia sulle coordinate più morbide del sound psichedelico e che dispiega formidabili intrecci di chitarre acide, basso melodico, tastiera, echi e riverberi che sembrano provenire direttamente dalla Los Angeles di quindici anni prima. Nel disco si trovano due assoluti capolavori: l'acida "This Can't Be Today" e la ninna nanna folk lisergica "Carolyn's Song" (ripresa qualche anno dopo dai This Mortal Coil). Ma vanno citate (almeno) anche I Look Around, che sembra una outtake da "Surrealistic Pillow" dei Jefferson Airplane, "What She's Done to Your Mind" e la sognante "Look At Merri". All'album fece seguito l'ep "Explosions In The Glass Palace" (entrambi lavori sono stati ristampati su un unico cd), analogo per spirito e qualità; da segnalare soprattutto "You Are My Friend" e la barrettiana "No Easy Way Down".
Dopo l'Ep, David Roback lascia il gruppo e con Kendra Smith, a sua volta transfuga dai Dream Syndicate, forma i Clay Allison. Il gruppo rilascia il singolo "Fell From The Sun" (brano successivamente ripreso dai Pale Saints) per poi cambiare ragione sociale in Opal.
Gli Opal prendono le mosse dalla psichedelia trasognata dei Rain Parade per approdare a un folk-blues lisergico e acido, memore di Barrett quanto dei Velvet Underground. La Smith passa alla voce, quasi a raccogliere l'eredità di Nico, scomparsa pochi anni prima. Il risultato è l'ep "Northern Line" (One Big Guitar, 1985) che dispiega su una facciata le blueseggianti "Northern Line" ed "Empty Bottles" e sull'altra l'acidissima jam "Soul Giver". All'Ep fa seguito l'album "Happy Nightmare Baby", uscito nel 1987 per la SST. L'album mostra una più marcata vena rock (ricordando in alcuni tratti persino i compagni d'etichetta Screaming Trees) con delle robuste iniezioni di Doors, evidenti in "Magick Power" e "Siamese Trap". Vertici assoluti del disco sono "Supernova", la bellissima "Happy Nightmare Baby" (un vero gioiello sconosciuto) e la ripresa, in chiusura, di "Soul Giver". Durante il tour promozionale del disco, Kendra Smith abbandona i compagni e si ritira (momentaneamente) dalle scene. Esce così la raccolta "Early Recordings" (Rough Trade, 1989), comprendente le registrazioni precedenti l'uscita di "Happy Nightmare Baby". Da non perdere, sia per la riproposizione di brani come "Fell From The Sun" e "Northern Line", altrimenti quasi irreperibili, sia per la presenza di autentiche gemme di folk psichedelico come "All Souls", "Grains Of Sand" e "Hear The Wind Blow".
Kendra Smith si rifà viva nel 1992 con l'ottimo minialbum "The Guild Of The Temporal Adventurers", scritto e registrato con una comune di musicisti. "Stars In Your Eyes" e "Earth Same Breath"sono i migliori frutti tardivi di un movimento ormai esaurito. Nel 1995 esce per la 4AD il meno riuscito ma comunque apprezzabile "Five Ways Of Disappearing". Dopo l'uscita dell'album Kendra Smith farà perdere le tracce di sé sparendo nei boschi.
Dopo l'abbandono di Kendra Smith, David Roback non molla e con la cantante Hope Sandoval dà vita ai Mazzy Star. Sono loro a traghettare l'eredità del Paisley Underground nella nuova decade, con un sound acustico ed etereo tra i più apprezzati, influenti e imitati degli anni 90 e oltre. Ma questa è un'altra storia.
Nota alla discografia consigliata: gli anni e le label indicate nella scheda fanno riferimento alla prima uscita in vinile. A lato sono indicate, invece, le ristampe su cd della discografia essenziale del Paisley Underground. Tali ristampe hanno il pregio di racchiudere spesso più materiale di una stessa band, recuperando Ep e album altrimenti irreperibili.
The Dream Syndicate - The Days Of Wine And Roses (Ruby, 1982)
The Dream Syndicate - Medicine Show (A&M, 1984)
Green On Red - Gravity Talks (Slash, 1983)
Opal - Happy Nightmare Baby (SST, 1987)
Opal - Early Recordings (Rough Trade, 1989)
Rain Parade - Emergency Third Rail Trip & Explosions In The Glass Palace (Restless Records, 1983)
Rainy Day - Rainy Day (Llama Records/Rough Trade, 1984)
Three O'clock - Sixteen Tambourines/Baroque Hoedown (Frontier, 1983)
True West - Hollywood Holyday/Drifters (New Rose, 1984)