Non molto entusiasta dei dischi precedenti, attendevo senza particolari ansie il nuovo lavoro dei Disappears. Eppure, sembra che le cose incomincino a farsi più interessanti...
Ancora con Steve Shelley alla batteria (ormai, un membro effettivo della band chicagoana), "Pre Language" è un disco che parla soprattutto di amore, laddove "Lux" era in fissa con la morte e "Guider" con il bisogno di protezione. A livello di sound, invece, siamo ancora in pieno territorio di chiara ascendenza post-punk, come conferma l’apertura di "Replicate", impreziosita da fughe psichedeliche. Un sound, comunque, ben più rotondo rispetto agli esordi, anche quando rispecchia l'ossessione del leader Brian Case per i Fall (la title track, "Minor Patterns", "Fear Of Darkness") e che, naturalmente, si irrobustisce quando si tinge di coloriture hardeliche, lanciandosi in fibrillanti conflagrazioni elettriche ("Hibernation Sickness").
"Pre Language", insomma, inietta linfa vitale in quella che una volta era una musica ossessiva e minimalista e che oggi, invece, non disdegna finanche sprazzi di spavalderia ("All Gone White"), puntando sul groove ("Joa") o su circolarità ipnotiche dentro cui le chitarre sembrano quasi liquefarsi mentre ascendono al cielo ("Love Drug"). In coda, poi, "Brother Joliene": quasi pop, quasi space-rock.
Se son rose, fioriranno!
19/02/2012