L'iniziale "Circadian" sfoggia un riff acustico ripetuto a tempo col ride spazzolato, e rende da subito evidente come Talbot voglia condurre nuovamente l'ascoltatore nelle atmosfere eteree dei primi lavori: "In Miniature" è una sorta di "Scarborough Fair" calata nel disincanto del nuovo millennio, l'inquietante "The Foundry" è invece l'ideale continuazione di "Black Holes In The Sand", con bordoni ambientali che oscurano il suono pulito della chitarra acustica.
Spezza l'album la psichedelica "Islands", con cui Talbot si avventura momentaneamente in territorio trip-hop, mentre i sei minuti del singolo "The Prize" sono un buon riassunto delle varie anime di Gravenhurst (folksinger minimale, ma anche intenso post-rocker).
"The Ghost In Daylight" conferma che Nick Talbot riesce sempre a risultare interessante e poetico, persino nel suo album meno sorprendente.
(01/06/2012)