Intercity

Yu Hu

2012 (A Cup In The Garden)
pop-rock

Quando, ormai diversi anni fa, gli Edwood avevano annunciato di voler affiancare al loro progetto un altro con una line-up ampliata e l'utilizzo della lingua italiana, non molti erano convinti della bontà della scelta. Poi, però, il debutto degli Intercity aveva riscosso consensi praticamente unanimi e nel frattempo la storia degli Edwood si è definitivamente chiusa; era, quindi, naturale che questa seconda prova dell'unico gruppo rimasto fosse preceduta da una certa dose di attesa. Finalmente, lo scorso mese di febbraio, questo "Yu Hu" ha visto la luce e ha mostrato come Fabio Campetti, Anna Viganò, Michele Campetti e Pierpaolo Lissignoli stiano prendendo la band terribilmente sul serio.

Si capisce già dalla presenza di ben 15 brani nella tracklist che il quartetto, con l'aggiunta di alcuni ospiti, non ha affatto voluto risparmiarsi, ma la cosa è ancor più evidente ascoltando il risultato del loro sforzo. È subito chiaro, infatti, che l'idea del gruppo fosse quella di fare in modo che ogni singolo momento dell'album avesse la maggior densità possibile di contenuti. Che non significa inserire un gran numero di elementi che interagiscono tra loro, ma, molto più semplicemente, che qualunque scelta, a livello sia melodico, che di arrangiamenti, che nei testi, avesse la statura per poter avere un peso nell'economia del lavoro.

Per chi non sa di cosa stiamo parlando, lo stile degli Intercity è, ancora più che nel primo album, basato sulla ricerca di un pop-rock colto, ambizioso, quasi da meditazione, con un'impronta chitarristica ma non troppo, con la presenza di elementi digitali che cercano più di arricchire e dare maggiori sfumature al suono piuttosto che di contaminarlo come avveniva negli Edwood e con l'intervento degli archi che smussano ulteriormente quei pochi spigoli che eventualmente dovessero essere rimasti. Le melodie sono sempre piuttosto nitide e rotonde e i testi mantengono sempre un alto profilo e non è sempre facile comprendere con immediatezza i significati complessivi e le citazioni letterarie e cinematografiche che spesso li caratterizzano.
La particolarità e il bello dello stile Intercity è il modo in cui aspetti teoricamente agli antipodi si compenetrano fra loro creando un amalgama nei quali essi sono difficilmente distinguibili. Un mood notturno e un suono pulito e aperto, la compostezza e il calore, il controllo delle proprie emozioni e l'adrenalina che scorre, la cura dei dettagli e l'immediatezza d'insieme: non si capisce dove finisca una cosa e dove inizi l'altra, semplicemente perché non c'è un confine, ma una vera e propria fusione.

Una prova di ispirazione e di personalità importante, quindi, che conferisce al risultato globale un'uniformità ad alto livello che dura per tutto il lungo svolgersi dell'opera. Tutto questo ben di Dio, però, rischia di non stimolare l'ascoltatore al passaggio ripetuto nel lettore per via di un'aura un po' troppo intellettuale che non scompare mai del tutto, anche nei momenti più sentiti dal punto di vista emotivo, come i singoli "Smeraldo" e "L'Elettricità", non a caso i brani migliori del lotto.
"Yu Hu" rischia di assumere le sembianze di quelle serate in poltrona trascorse a sorseggiare un rosso pregiato lasciato opportunamente decantare, ovvero un'occasione fonte di un certo senso di arricchimento e grandi soddisfazioni, ma che si ripete solo una volta ogni tanto. Niente di male, comunque: è vero che, in un disco, la sua capacità di farsi ascoltare a ripetizione è sempre un pregio importante, ma, anche se questo ne è privo, è un lavoro talmente ben fatto e personale che è altamente sconsigliabile starne alla larga.

24/03/2012

Tracklist

  1. Piano Piano
  2. Neon
  3. Smeraldo
  4. Anfiteatro
  5. Nouvelle Vague
  6. L'Elettricità
  7. Overdisco
  8. Terrore Esotico
  9. Anais
  10. La Lunga Avenue
  11. Un Grande Sogno
  12. Welcome Piccola
  13. Spiaggia Di Terra Bianca
  14. Mondo Moderno
  15. Anti

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