Intercity

Clicca qui per scaricare Grand Piano gratuitamente. Oppure compralo al prezzo di 5 euro più spese di spedizione sul Myspace del gruppo. Soldi ben spesi, sia chiaro. Nell'epoca del download selvaggio, gli Intercity si adeguano prima di altri alle nuove regole del mercato discografico.

Gli Intercity nascono dall'evoluzione degli Edwood. Due dischi alle spalle, di cui l'ultimo ("Punk Music During The Sleep”) da conservare tra i gioielli del nuovo indie-rock nazionale (tra post-rock romantico, noise e shoegaze). La novità più evidente è la lingua: dall'inglese all'italiano. Un bel cambiamento, difficile ma riuscito. Nel gruppo, poi, sono arrivati Anna Viganò (chitarra e voce) e Fausto Zanardelli (tastiere) a dar una mano a Fabio Campetti, Michele Campetti e PierPaolo Lissignoli. Il suono dei bresciani non ha risentito troppo del cambiamento della lingua: le chitarre sono rimaste ruvide e sognanti allo stesso tempo, e le canzoni continuano a inseguire traiettorie simili a montagne russe. I testi delle canzoni, tutti riportati all'interno del libretto del cd, hanno acquistato importanza. Le voci sono mixate sempre non troppo in alto nel mixer, con quell'attitudine dream-pop piena di nebbie e delay.

"Keith & Annette" sembra nata dopo ripetuti ascolti di "Mellon Collie & The Infinite Sadness", il capolavoro assoluto degli Smashing Pumkins. Puro indie-rock anni 90. L'atmosfera si fa più languida e quasi gotica su "Caterpillar Music", irrobustita dalla stessa placida verve apocalittica del canzoniere degli Argine. L'omonima "Grand Piano" è il singolo trainante dell'album, una ballata sonica dall'incedere vagamente post-rock che esplode sotto una pesante coltre di chitarre. La canzone più bella dell'album forse è "Racconti di dischi", un'altra ballata che fa emergere il grande amore di Campetti e compagnia bella per il post-rock romantico e desolante dei Mogwai.

09/04/2009