Da sempre conosciuta come cantautrice senza filtri estetico-intellettuali (e anche qui non risparmia flussi di coscienza che paiono in certi punti resoconti di attività domestica, o pensieri confusi del dormiveglia), Julie Doiron lascia trasparire in questo “So Many Days” anche un certo smarrimento compositivo ed esistenziale (?), una crisi dei quarant’anni (appena compiuti) che si esprime attraverso canzoni a volte talmente scarne da risultare irrisorie, in tutti i sensi (l’interrotta confessione di “I Thought I Could Do It”, il risaputo giro country-blues dell’iniziale “Cars And Trucks”).
Pensato all’inizio come un disco stratificato e iperprodotto, la Doiron si è trovata invece in mano un lavoro suonato interamente da lei e dal produttore Rick White, già suo bandmate a inizio carriera negli Eric’s Trip, con un paio di strumenti per traccia, nella maggior parte dei casi.
Per la maggior parte di questo, così, si assiste a una povertà di idee e un’assenza di contenuti espressivi che di certo trascendono gli stilemi propri della cantautrice canadese, qui costretta a pubblicare una raccolta di canzoni che, se in mano a una giovane cantautrice, farebbe probabilmente parecchia fatica a trovare una visibilità anche minima, a qualsiasi scala.
(12/11/2012)