Con il precedente album, il dinamitardo "Pyramid of the Sun", gli americani Maserati hanno dato una svolta alla loro decennale carriera, mescolando il caratteristico suono post-rock americano con gli aromi dello space-rock in stile Ozric Tentacles: chitarre elettriche in odor di progressive; sintetizzatori vagamente Tangerine Dream; e, soprattutto, batteria possente sempre in primo piano.
Il nuovo album, "VII", segue nella stessa direzione. Tre brani segnano inequivocabilemnte le coordinate della musica dei nuovi Maserati: l'iniziale "San Angeles", una sorta di anthem pop-rock che ricorda vagamente i successi radiofonici degli ultimi Dire Straits; la lunga cavalcata sognante "Abracadabracab", vero manifesto lisergico che supera abbondantemente i dieci minuri di durata; e la conclusiva "San Tropea", sorta di omaggio alla pietra miliare "Erpland", dove la ruvidezza del post-rock a stelle e strisce si tinge di colori arcobaleno per inseguire le traiettorie del più fantasioso space-rock.
Il tratto stilistico predominante di "VII" è la scelta di utilizzare nella maggior parte dei brani in scaletta una batteria elettronica. Almeno per ora, a Chris McNeal, Coley Dennis, Matt Cherry e Mike Albanese sembra l'unica alternativa possibile all'incolmabile perdita del loro formidabile batterista Jerry Fuchs, deceduto proprio durante le registrazioni del precedente disco. A ben vedere lo scarto tra i loro ultimi due album è tutto qui.
21/02/2013