Il ragazzo impone dapprima distanze siderali con boati sintetici in loop, tornando poi sulla terra con frequenze analogiche d'annata e scarne effusioni tribali ("You Must No Relent" e la tetra "To See The Guns Dyving" che rimanda la nostra memoria alla stratosferica "Jenseits" degli indimenticabili e grandissimi Ash Ra Tempel). In "Rogue Elephants", invece, l'idea è quella di triturare la mente con poche cose e ricondurla a un'improvvisa serenità mediante serenate intergalattiche di natura schulzeana.
Ma "Psychedelic Black" è innanzitutto un disco semplice. Dannatamente semplice. Sono davvero pochi gli elementi strumentali di cui si avvale il musicista americano, che pare essere costantemente in fuga da qualcosa. Diverse tracce mostrano poi un'imprecisata inquietudine. E a ben ascoltare, Jim ingrana poche volte la marcia. Si limita a piazzare la seconda in "Get Off The Streets" con imprecisata convinzione, lasciando che l'incanto sfumi proprio nel finale. Mentre in "The Steady Sale Of Junk" sminuisce la faccenda lanciando il più elementare dei beats electro, fino a dissolverlo tutto d'un tratto nel buio più assoluto.
L'incompletezza è resa dunque forma di seduzione. Nel disco nulla è realmente compiuto. Jim crea e distrugge le sue frattaglie pischedeliche in qualsiasi momento. E fin troppo spesso attua questo giochino senza alcun preavviso. Come se non bastasse, in "Flipped Pieces Of Coin" Donadio estrae dal cilindro finanche un giretto di basso che qualcuno potrebbe comodamente definire new wave, mostrando così il suo lato più cazzuto e provocatorio. E quest'ultima è solo l'altra faccia di un ragazzo che riesce ad essere primordiale e avveniristico al tempo stesso. Grezzo e stralunato al punto giusto.
Tecnicamente essenziale, "Psychedelic Black" è un album espressivo e penetrante, ancorato da un lato a un universo che non c'è più, e dall'altro a un'elettronica clamorosamente torpida e psicotica, ma non per questo poco intrigante.
(28/08/2012)