E’ un universo alieno, lo sappiamo bene, quello dei St. Ride. Solo che, ogni volta che esce un loro disco, siamo pronti a spostare il confine della nostra immaginazione, giusto per non perdere il filo dei nostri pensieri mentre si ascoltano le loro elucubrazioni sonore.
La stratificazione di "segni", beat anarcoidi, puntillismo dada e synth-isteria di “Quando Arrivo Arrivo” costruisce ragnatele electro che passano da terribili voragini di senso (“Ora ci provo”, “Accelerazione Anagrammatica”, “Pallonate sonnambule”) a numeri più strutturati (“Caffè con l’utopia”, “Canotto con cartella”), mentre la voce si disintegra in un nugolo di fonemi e pseudo-parole dell’oltre. Queste non-canzoni sembrano auto-costruirsi nel momento stesso in cui escono dalle casse, sorta di improvvisazioni folli e disumanizzate, allegorie di un mondo sempre più lontano e indecifrabile.
Provate a seguirne i contorni in “Topi sulla lavagna”, provate qualche passo di danza sul ritmo ipno-sghembo di “Scorrevole balera”, imbrattate la tela della vostra anima seguendo le linee assurdiste di “Arrotolo spirito pratico” o “Su e giù per l’esofago”.
Una musica senza compromessi, certo qui non nella sua forma più smagliante, eppure sempre capace di disturbare...
15/11/2012