Questa è buffa. Ci siamo abituati, da un decennio a questa parte, alla ripresa dei generi più astrusi della storia del rock; eppure il peculiare "ripescaggio" condotto dai Canterburiani Syd Arthur giunge del tutto a sorpresa.
Io quantomeno non avevo mai sentito nessuno, nemmeno i più enciclopedici neoprogghettari, rifarsi anziché ai classici del prog ai loro immediati predecessori, quella compagine disordinata di formazioni proto-prog sorte a cavallo fra Sessanta e Settanta tra cui figurano East of Eden, Catapilla, High Tide, Raw Material, Jan Dukes De Grey.
E invece, questo "On And On" sembra proprio legato a doppio filo a quelle band e a quell'era, nella cui musica non era ancora tracciata la linea di confine - oggi per noi del tutto naturale - tra folk elettrico, pop barocco, jazz/blues, hard-rock e progressive rock.
Sia chiaro: non è puro e semplice revival. I Syd Arthur suonano limpidi e coesi come all'epoca sarebbe stato impossibile suonare, han saputo andare al cuore di quell'idea musicale sfrondandola da ogni goffaggine e ampollosità, ne hanno scoperto una vitalità di fondo che solo apparentemente era sottoprodotto dell'ingenuità di allora.
Con leggerezza, passione e raro senso della misura, "On And On" dispiega dunque violino e chitarre gracchianti in dieci gemme vintage-pop dal gusto solare e donovaniano. I tempi dispari abbondano, qua e là sbucano un pizzico di bossa o un poco di Radiohead (saranno le progressioni decisamente jazzistiche della chitarra?), ma mai una volta si ha la sensazione che sia l'esibizionismo a condurre le danze.
Protagonisti del disco sono invece, sempre e comunque, fantasia melodica e amore per il pop. Centrifugo, scompigliato, retrò, ma pur sempre pop. E di gran classe.
10/10/2012