Non temete: il Re Scheletrico di Nessun Luogo ha il volto fresco di un giovanotto belga, e canta canzoni d’amore, come il Johnny Cash più disperatamente innamorato, come un Roy Harper (“On My Way Home”) che sembra ritrovare il senno attraverso l’immagine di una ragazza lontana.
The Bony King Of Nowhere è il progetto di Bran Vamparys, ventiquattrenne di Ghent, giunto qui al quarto disco, se si tiene conto della colonna sonora del film “Les Géants”.
Beh, questo “The Bony King Of Nowhere” è un disco piuttosto irresistibile, non c’è molto da dire; dribbla con agilità l’affettazione di un Dylan LeBlanc (le impennate drammatiche ma non melò di “Across The River”), o di un Terry Emm (la sinfonia interiore di “Night Of Longing”), nell’esporre i propri struggimenti interiori al pubblico ludibrio.
Floreale e mai impacciato nella sua instancabile e prorompente lirica amorosa (“Wild Flowers”), Bran scrive cartoline alla sua June in un immaginario esilio catanese (“Lonesome Girl”), cerca di ridurre al silenzio il proprio cuore affranto a colpi di accordi in minore (“Rain Falls Down On Mirwart”), sogna a occhi aperti incontri e dialoghi che non avverranno mai (“Another Day Is Done”).
Siate pronti, dunque, a sfoderare il cuore di pietra più robusto che avete, perché altrimenti dovrete fare attenzione a non farvi sorprendere nel tergere furtivamente gli angoli degli occhi.
05/11/2012