The KVB

Always Then

2012 (Clan Destine Records)
synthwave, shoegaze

Il progetto audio-visual di Klaus Von Barrel e Kat Day è un ritratto intimista d'ispirazione ballardiana. La genuinità della sua introversione è un sentimento semplice e puro, che si incrocia e si fonde ai circuiti organici pulsanti di sintetizzatori e feedback motoristici. Un ritratto televisivo rotto e offuscato da tante, troppe radiazioni, che cerca di rappresentare la sua sensibilità con i toni chiaroscuri di un post-punk sonnambulo, dalle minimali venature synth-wave.

Arrivato dopo il debutto nel 2010 (“The Black Sun”, realizzato solo in cassetta), e un 10” per l’etichetta di Regis, la Downwards, questo “Always Then” mostra un punto interessante di maturazione dell’estetica del giovane inglese, oltre a essere il primo vero Lp prodotto.
Chitarre shoegaze e melodie strozzate sono la base testuale di un disco per molti versi cerebrale, ma capace di rara, scheletrica, emotività.

L’iniziale “Captives” è una poesia bipolare, capace di unire i colori vivaci del synth a una voce lobotomizzata, apatica. Un tipo di autismo tecnologico che si diffonderà tra il ritmo meccanico di “Waiting For The Fall” in forma di feedback confusi e soffocamenti magnetici. La folgorante “Hands” ci sembra portare su una spiaggia di polvere di cemento, in cui la malinconia apatica di “Leaning” si troverà a ciondolare in un loop emotivo circolare, tra ritmi quadrati marzial-meccanici fino a una danza rumorosa per cervello solista, tra filtri algoritmici ormai andati a pezzi.
“Here It Comes” mostra suadenti code soniche dal gusto Spacemen 3Jesus & Mary Chain, che ben s’incastrano in un disco dominato da un isolazionismo in bassa fedeltà, in un'intima segregazione emotiva. La coppia finale “Dreams”–“The Truth” firmerà e sigillerà quest’opera tra chitarre lisergiche, litanie post-punk e una sottile, bisbigliata, confessione finale.

La bellezza entropica di “Always Then” è questo soliloquio raccolto tra frequenze confuse e abbandonate, attraversato da convulsi mutamenti d’animo e una visione lisergica di meccaniche solitamente grigie e polverose. Un monologo rivolto a uno specchio morbido, sorretto da un sistema di ingranaggi nascosti, che solo con i prossimi dischi, forse, riusciremo a capire pienamente.

25/01/2013

Tracklist

  1. Captives
  2. Waiting For The Fall
  3. Hands
  4. Leaning
  5. Here It Comes
  6. Until I'm Cold
  7. Always Then
  8. Boots
  9. Dreams
  10. The Truth

 

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