Cinque album in altrettanti anni, gli ultimi due addirittura pubblicati nel solo 2013. Senza contare i concerti italiani in apertura ai Muse e quelli, sempre più frequenti, in programma in ogni parte del mondo. Il revival “poliziottesco” varato dai Calibro 35 – e poi mutuato da una variegata schiera di epigoni – si rifarà sì a una sola, grande stagione della musica italiana, ma sembra avere tutti i crismi per continuare a vivere a lungo.
Premeditato o meno (non ci è dato saperlo), il cammino intrapreso da Enrico Gabrielli, Massimo Martellotta, Luca Cavina, Fabio Rondanini e Tommaso Colliva si è fatto più forte un'uscita dopo l'altra, man mano che il quintetto toglieva spazio alla raffinata rilettura dei temi di quell'epoca per dare sfogo alla propria, autografa creatività. In tal senso, la colonna sonora del pulp movie “Said” pubblicata giusto qualche mese fa, e scritta quasi per intero di proprio pugno, pareva essere la piena realizzazione del progetto Calibro 35. E così in effetti è, poiché con “Traditori di Tutti” si può parlare, e a ragione, di un nuovo inizio.
Esaurito – almeno per il momento – il filone “cinematografico”, i Calibro 35 inaugurano quello “letterario”. È infatti l'omonima opera di Giorgio Scerbanenco, lo scrittore della “mala” milanese – lo stesso da cui Gabrielli, con i suoi Afterhours, a suo tempo prese in prestito (cambiando una sola vocale, a essere precisi) il titolo “I milanesi ammazzano il sabato” - l'oggetto d'arte cui si dona una dimensione musicale.
Sulle orme di Duca Lamberti, qui alla seconda avventura da protagonista di un giallo dalle tinte noir, i Calibro 35 si insediano a pochi passi da quel naviglio che fa da proscenio alle vicende della malcapitata Giovanna, dell'amante Silvano e degli immancabili aguzzini che non tarderanno a fare la loro parte. La traduzione in musica consta di dodici canzoni che rinverdiscono l'intero campionario immaginifico di Gabrielli e soci, che ritornano alla formula strumentale (fatti salvi i coretti di Serena Altavilla, lascivi in “The Butcher's Bride”, angelici in “Miss Livia Ussaro) e si concedono il lusso di mettere mano a qualche nuovo strumento: l'organo Philicorda, il dulcitone e il mellotron.
“Prologue” e “Annoying Repetitions” delimitano – e allo stesso tempo contribuiscono a caratterizzare - un album forse più cupo nel mood, ma stilisticamente estroverso tanto quanto i predecessori. “Giulia Mon Amour” è una magnifica cavalcata beat, “Stainless Steel” vive sull'asse composto da granitici riff chitarristici e sax.
E ancora la psichedelica “Mescaline 6”, una “The Butcher's Bride” accompagnata dal farfisa, la funkeggiante “You Filthy Bastards” impreziosiscono un lavoro sempre sul pezzo, costantemente sul filo della tensione narrativa, (auto)citazionista senza mai apparire ridondante.
Ché dai Calibro 35 sai sempre cosa aspettarti, eppure non stancano mai.
09/10/2013