E’ una brillante seconda giovinezza, quella che sta vivendo il Maestro Franco Micalizzi. Se Quentin Tarantino ha avuto il merito di riportarlo in auge a livello mondiale, grazie alla riproposizione di alcuni temi del passato nei propri film (fra i quali il recente "Django Unchained"), il compositore romano dal canto suo ha continuato nel tempo a produrre ottimi lavori, con un deciso rinvigorimento dal 2006 in poi.
In contemporanea all’uscita dell’autobiografia “C’est la vie d’artiste”, nella quale mette ordine nell’archivio dei ricordi di una vita dedicata alla musica, Micalizzi chiude il 2013 con la pubblicazione di “Miele”, che fa il paio con il precedente “Veleno”.
Rispetto agli anni d’oro, quando non sempre poteva abbondare con il numero di orchestrali, ora che ha i mezzi necessari può divertirsi in grande stile, affidando le proprie composizioni a una big band (la Big Bubbling Band) composta da musicisti straordinari e preparati, fra i quali Alessandro (al basso) e Cristiano (alla batteria) sono i due figli d’arte che formano una sezione ritmica precisa e affidabile. Il risultato è una sorta di colonna sonora immaginaria, elegante e raffinata, con i fiati sempre in gran spolvero, densa sin nel midollo di atmosfere tipicamente anni 70.
“Miele” è un album abbastanza convenzionale, profondamente influenzato dall’American jazz, un lavoro che mira a essere rassicurante, pur riuscendo ad accendere le polveri in corrispondenza delle bordate funk di “Giaguaro”, “Cadaques” e "Cats And Dogs”. Micalizzi è un monumento, e non ha problemi nel dimostrare di saper essere ora languido (“Amelie”), ora romantico (“Venus Promenade”), ora notturno (“Orchidea”), senza lesinare qualche lieve speziatura rock (in “Domina” si sentono le chitarre) o soul (“Movimiento”).
E non dimentica gli amici di vecchia data: la conclusiva trascinante “Dedicato” è per l’indimenticabile Armando Trovajoli.
“Miele” è un disco complessivamente brioso, che non cerca a tutti i costi l’emulazione dei temi pulp-western che delinearono le caratteristiche peculiari, nonché le grandi fortune, di un intero filone musicale, oggi egregiamente celebrato con piglio filologico da musicisti molto più giovani, fra i quali spicca il gran lavoro messo in piedi dai Calibro 35.
A conti fatti, “Miele” ci consegna le migliori conferme possibili circa l’attuale stato di grazia del suo compositore.
25/11/2013