Arriva talmente in sordina, questo nuovo Lp dei Loch Lomond, che nessuno pare essersene accorto. Invece la band forse capostipite della scena di Portland è addirittura appena passata in Italia per promuovere il suo terzo disco, “Dresses”, non a caso un’elisione del precedente Ep “White Dresses”, dal quale vengono presi in prestito un paio di brani (“Kicking With Your Feet”, "Your Eyes").
“Dresses” si presenta come il disco di più difficile decifrazione della carriera della band di Ritchie Young; ormai cambiato percorso dal più tradizionale “Paper The Walls” con le tentazioni indie del pur riuscito “Little Me Will Start A Storm”, caratterizzato sia da gusto melodico che da variazioni “ambientali” di grande respiro, “Dresses” invece è sfuggente, impalpabile, pur nelle continue aperture quasi orchestrali, più che cameristiche (“The Wedding”).
L’ispirazione sembra però aver subito un sensibile calo, a sentire il vociare della brutta “Virgin Mountain”, una progressione in tre quarti piuttosto grezza dal punto di vista compositivo (poco, a parte l’arrangiamento, anche in “Spray Painted Drums”). Ma anche l’espressività affettata e teatrale come quella di “Black Dresses” e di “The Way” non fa granché per dare vitalità al disco.
Meglio decisamente nella ruspante, declamatoria “Your Eyes”, dalle inflessioni svolazzanti che già si erano apprezzate nello scorso lavoro. Ma certo dai Loch Lomond ci si attende ben di più che lo spirito decorativo che circonda il vuoto sostanziale delle canzoni di “Dresses”.
10/03/2013