È giusto prendersi i propri tempi, per realizzare opere di valore: un concetto che il sound-artist tedesco (ma di stanza a Londra) Ulrich Schnauss ha sempre ben tenuto a mente, e che sembra voler ribadire con questo “A Long Way To Fall”, disco numero quattro in carriera, uscito a sei anni di distanza da quel “Goodbye” che raggranellò ottimi consensi un po' ovunque. Certo, il Nostro se ne è stato tutt'altro che con le mani in mano, essendosi dedicato anche a progetti paralleli nel durante (il più importante tra i quali risponde al nome di Engineers), è comunque un piacere vederlo tornare alla sua creatura principe dopo un'assenza così prolungata, che nell'arco di tre dischi non ha mancato di incantare a più riprese.
Certo, nell'anno 2013 è assolutamente illogico aspettarsi lo stesso Schnauss di più di un lustro addietro, e di fatti quelle immaginifiche tensioni electro-dream che avevano caratterizzato la sua precedente fatica sono state riassorbite quasi del tutto, com'era prevedibile che avvenisse. Nonostante ciò, quella tremula emotività, quella gentilezza nel tratto, continuano a impregnare nel profondo l'arte del musicista, che anche in questa ripartenza non sembra voler rinunciare ai contenuti più suggestivi del suo operare. Quel che ne deriva ha più di un motivo per lasciarsi apprezzare.
Puntando più sulla compattezza d'insieme che sulla ricchezza di variabili, l'ora di ascolto che offre “A Long Way To Fall” ben si rispecchia in quanto riflesso dal titolo, per un lavoro sì uscito a Febbraio, ma che ben si adatta anche ai primi freddi di quest'estate avviatasi alla sua conclusione. È infatti un lento precipitare, un graduale naufragare, nel suono e nei recessi più profondi della mente, ad accompagnare le dieci tracce di questa nuova impresa, in cui omogeneità stilistica e di contenuto procedono di pari posso: espunti i muri di rumore bianco, le dinamiche gazey che avvolgevano come un manto le sue raffinate impalcature elettroniche, quel che resta è un disco in cui il lavoro speso sulla stratificazione e la compenetrazione melodica risalta senza ulteriori mediazioni, in un affascinante studio di incastri e ricomposizioni.
Si tratta di un processo però portato alle estreme conseguenze: anche le voci trattate, trademark onnipresente dello scorso “Goodbye”, sono state riassorbite in questa sede quasi del tutto, per rispuntare giusto in qualche rapida comparsata (tra cui nell'introduttiva “Her And The Sea”). Poco male comunque, perché anche in seguito a queste rinunce, il sound di Schnauss si esprime con la stessa sinuosa positività del passato. Downtempo, electro, ambient si fondono così in un magma sonoro morbido e tirato a lucido, in cui sono passaggi di beata lucentezza a colpire nel bersaglio.
Difficile scegliere o preferire un momento particolare, piuttosto che un altro. Verrebbe da menzionare le improvvise ascese di synth nella conclusiva “A Ritual In Time And Death”, ma già prima appaiono simili accorgimenti, specialmente nella più aggressiva “I Take Comfort In Your Ignorance”. Allo stesso modo, le atmosfere oniriche di “A Forgotten Birthday” trovano perfetta specularità d'intenti nel decorso angelico di “Broken”, appena frastagliato da qualche battito technoide. Meglio infatti considerare l'intero disco come una lunga suite: se l'ascolto risulterà sicuramente più soddisfacente, è vero che si tratta anche del più grosso limite della collezione. Anche con ripetuti passaggi nel lettore, ben pochi sono i momenti che riescono a persistere nella memoria, ben pochi gli appigli che questo dondolante decorso musicale elargisce, per non farsi trascinare via dalla corrente.
Ed è veramente un peccato, giunti alla fine, che si abbia una notevole impressione dell'atmosfera generale, ma che non si riesca a trattenere molto di più. Nemmeno uno smacco, mai una sbavatura intenzionale che un minimo corrompa l'immacolata accuratezza dei brani. Tutto sommato, si può tranquillamente chiudere un occhio: non saranno le tracce più elogiate o memorabili nel repertorio dell'artista, ma attestano una transizione tutt'altro che trascurabile rispetto alla prima fase di carriera. Se questo percorso verrà seguito con maggiore convincimento, ci sarà di che rallegrarsi, e magari, ricordare.
14/09/2013