Hookworms

The Hum

2014 (Domino Publishing / Weird World)
psych-garage-space-rock

Quando una band giovane e indipendente realizza un debutto acclamato da tutta la critica, possono avvenire due cose: o la band stessa si siede sugli allori e crede di essere già arrivata, oppure si impegna comunque per migliorare gli aspetti meno riusciti del proprio lavoro. Con questo secondo disco, gli inglesi Hookworms hanno senz’altro dimostrato di far parte della seconda categoria, visto che l’album è un indubbio passo in avanti rispetto al pur buon esordio.

Il disco vede un cambio di line-up con un avvicendamento alla batteria e già qui i quattro musicisti rimasti dopo l’abbandono del batterista originario hanno saputo scegliere benissimo il sostituto. Il nuovo batterista JN (si fanno tutti chiamare solo con le iniziali), secondo la presentazione ufficiale del disco, è stato scelto per il suo stile punk-rock, in grado di dare più energia e propulsione al suono. L’idea alla base della scelta si rivela azzeccatissima all’ascolto del disco: la parte ritmica è infatti più martellante e meglio strutturata e il suono ne guadagna in termini generali proprio in vitalità.
L’altro miglioramento rispetto al passato riguarda le parti d’atmosfera, che come nel primo disco si alternano a quelle col suono a pieno regime: nel disco precedente, i citati momenti d’atmosfera risultavano un po’ troppo statici, basandosi unicamente sul suono di un singolo strumento e sulle suggestioni date da esso; qui, invece, ci sono molto più dettagli e più dinamismo, soprattutto grazie a una tastiera decisamente più fantasiosa e, ancora una volta, vitale nello stagliarsi sui vuoti sonori con discrezione ma allo stesso tempo in modo significativo.

Per il resto, si può sempre parlare di un’unione peculiare e coerente tra psichedelica, garage-rock delle origini e space-rock. Le declinazioni di questo mix di influenze sono decisamente più numerose rispetto alle nove tracce del disco, nelle quali troviamo di tutto senza che manchi mai un filo logico d’insieme. L’iniziale “The Impasse” è una fucilata unitaria di meno di tre minuti; la successiva “On Leaving” già rallenta il ritmo con alcuni saliscendi e un suono che ha comunque una certa consistenza, mentre più avanti “Off Screen” è un lungo viaggio sussurrato e sognante nel quale l’intensità sonora aumenta impercettibilmente e costantemente per tutta la durata del brano; “Radio Tokyo” è probabilmente il brano più affascinante del disco, per come il garage-rock è inframmezzato con naturalezza da un momento di vero e proprio trip psichedelico spaziale; merita anche una menzione la conclusiva “Retreat”, nella quale il caratteristico timbro vocale acido, acuto e arrabbiato di MJ si adatta sorprendentemente a un impianto che non è improprio definire, per una volta, morbido nel suono, con una melodia ben nitida.

“The Hum” mette in mostra una band che, già al secondo disco, ha il pieno controllo di tutti gli aspetti della propria ambiziosa idea di come fare musica, con una proposta che è già tra le più riconoscibili in tutto il panorama indipendente mondiale. Il bello è che, con un ventaglio stilistico così ampio, le esplorazioni e le sperimentazioni possibili sono infinite, quindi se gli Hookworms manterranno questo livello di ispirazione artistica, ne sentiremo delle belle ancora a lungo.

19/11/2014

Tracklist

  1. The Impasse
  2. On Leaving
  3. iv
  4. Radio Tokyo
  5. Beginners
  6. v
  7. Off Screen
  8. vi
  9. Retreat


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