Prince & 3rdeyegirl

Plectrumelectrum

2014 (Warner Bros)
funk, rock, soul

Se devi dire qualcosa, fallo al massimo del volume, urla, pesta anche i piedi, magari chi di dovere si accorgerà che hai ragione. Il rumore bruto, ruvido, rustico, anche se solo apparente, inibisce, spaventa, ti costringe sull’attenti, non ti permette distrazioni, almeno nel breve periodo, blocca possibili proteste, a meno che i vicini di casa non siano tutti ultra-pensionati dediti al solitario con boccia di vino incorporata. Il fu Piccolo Principe, divenuto celeberrimo nel ruolo di acuto osservatore dei tragitti sociali, conosciuti, inglobati e piegati al valore della sua arte, da qualche tempo ha deciso di restarsene rintanato in casa, si è cotonato i capelli, ha provato le migliori pose da duro, pieno fino alla punta dei ricci di testosterone, e ha preparato la sua carica di dinamite. Un comportamento immaturo, preoccupante per un quasi sessantenne che forse ha preso a vergognarsi degli inevitabili ciuffi bianchi e della pelle caduca. Ha radunato tre ragazzotte dalla muscolosità possente, ha affidato loro basso, batteria e chitarra e con loro ha confezionato un episodio votato a un rock pseudo-duro.

Chitarroni roboanti, ritmica grossa, uno spettro sonoro apparentemente senza fronzoli. E pure senza il briciolo di un’idea decente. In mezzo quattro corde slappati, inserti rap, digressioni sulla tastiera del titolare in bilico tra blues, soul, Jimmy Page, feedback, rabbia espressiva che profuma di fasullo lontano un miglio. Era dai tempi degli scarti di “Chaos And Disorder”, anno di disgrazia 1995, che Prince non intonava cafonate simili all’opening track “Wow”, dove saluta, ricorda i bei tempi andati e si scusa.
Ennesima messinscena, perché poi persevera, insiste maramaldeggiando tra power chord, grida e soli infuocati con il piede incastrato nel Cry Baby. "Plectrumelectrum", che sin dal titolo appare infantile quando non ridicolo, ha le sembianze di un album old school, uscito fuori da un Bronx infuriato pre Mtv, nei pressi della prima elezione reaganiana, mentre giovinastri furtivi maltrattano i muri armati di spray e di tag.

E così tocca sorbirci imitazioni di Joan Jett in salsa black come accade in “Pretzelbodylogic”, citazioni pedisseque, c’è chi parlerà di omaggi, delle tipiche cavalcate zeppeliniane, con lungo e spossante assolo, della title track, scioglingua corali e semi-robotici su basi da rock’n’roll primigenio, con tanto di break alla Bob Fripp schizoide in “Ainturninround”, numeri hip-hop alla Salt n’Pepa in “Boytrouble”, ballad patinate che occhieggiano a Tony Braxton (“Whitecaps”), cantilene soul zuccherate vagamente sixties (“Stopthistrain” ma anche “Tictactoe”), punk becero in “Marz”.
Con un pizzico di buona sorte si può rintracciare qualche scampolo di antica saggezza nell’incedere alterno di “Anotherlove”, sorta di blues affannato, certo rimasticato, ma sobrio, anche quando rischia di diventare grossolano nella coda chitarristica.

Novello Peter Pan, Prince è sempre più impegnato a stampare gli ingressi per il party definitivo, ma la festa non decolla da un pezzo e nessuno ha avuto l’accortezza di suonare il campanellino del gran finale.

22/10/2014

Tracklist

  1. Wow

  2. Pretzelbodylogic

  3. Aintturninround

  4. Plectrumelectrum

  5. Whitecaps

  6. Fixurlifeup

  7. Boytrouble

  8. Stopthistrain

  9. Anotherlove

  10. Tictactoe

  11. Marz

  12. Funknroll