Dopo qualche sbandatina di troppo, due anni fa l’ottimo “Lost Songs” riportò i Trail Of Dead verso le sfuriate post-hardcore degli esordi. Fu un disco accolto in maniera molto positiva da critica e pubblico, tutti felici di riascoltare brani con il dono della sintesi, nei quali i fragori e l’urgenza prendevano di nuovo il sopravvento sui deragliamenti simil-prog. Anche “IX” resta su quella falsa riga, anche se in maniera meno devastante, ricercando i giusti equilibri fra le diverse anime sonore della formazione texana.
Il nuovo lavoro della band di Conrad Keely e Jason Reece (il nono full-length in studio, da cui il titolo) regala una manciata di composizioni di buon livello, alternando andature al fulmicotone con slanci più rotondamente avvolgenti. È un menù già visto, che i Trail Of Dead sanno però ogni volta presentare in maniera sapiente, senza annoiare, affiancando (come consuetudine) elettricità e raffinatezze, sempre all’insegna dell’epicità e del pathos emozionale.
Non mancano i classici assalti frontali che caratterizzarono le opere migliori del gruppo, e in tal senso il momento superlativo prende le sembianze di “A Million Random Digits”.
Ma più che nelle manifestazioni alt-rock, sempre potenti ma stavolta un po’ troppo “controllate” (le pur egregie iniziali “The Doomsday Book” e “Jaded Apostles”), gli episodi più intriganti arrivano in corrispondenza delle tracce dove è la melodia ad avere la meglio, come nella magistrale sequenza “Lie Without A Liar”/ “The Ghost Within”, praticamente un brano diviso in due parti.
Tutto il resto galleggia alla perfezione, e gira a meraviglia, con l’unica pecca rintracciabile nel fatto che dentro “IX” i Trail Of Dead non riescono a dire e a fare assolutamente nulla di nuovo, tendendo a ripetere pedissequamente sé stessi.
Realizzano tutto benissimo, ma senza alcuno spunto che possa far gridare al miracolo. Se siete dei loro fan intransigenti, tutto sommato vi andrà benissimo anche così.
06/11/2014