Thomas Brinkmann

What You Hear (Is What You Hear)

2015 (Editions Mego)
process-generated, post-electro

Le sfaccettature artistiche di Thomas Brinkmann comprendono l’intrattenitore e lo sperimentatore. La prima personalità si è espressa in dischi come “When Horses Die” (2008), penultimo lavoro a suo nome. La seconda invece annovera opere come “Klick” (2001) e il suo seguito “Klick Revolution” (2006), “Tokyo+” (2004), e la collaborazione con Oren Ambarchi “The Tender Trap” (2012).

A questa categoria appartiene senz’altro anche “What You Hear (Is What You Hear)”, e si tratta anzi di uno dei suoi parti meno accomodanti. Il procedimento-guida è il medesimo del phasing del minimalismo secondo Steve Reich, e in special modo secondo i suoi primi esperimenti di laboratorio sui nastri. La differenza col maestro sta nel materiale di partenza, qui droni di natura industriale non meglio precisata.

Già in “Kadmiumgelb” il puro e semplice rumore di macchinari evoca un balletto tribale-meccanico. Così vale per il trambusto percussivo sovrastato da cicale robot di “Mitisgrün”, il rotore statico che sublima moti circolari in “Agent Orange”, gli incastri di riverberi di “Indigoblau”, la soundscape per oscillazioni elettrostatiche di “Graphit”.
L’unica a rendere una forma di pseudo-composizione è “Purpurrot”, percolante di armonici alieni che aumentano le sorgenti sonore fino a giungere a un incubo cacofonico in fortissimo. Anche la polifonia di aggeggi fracassoni animata da “Perinon” perviene a un risultato quasi organico, un ritmo Ebm a dire il vero tra i più creativi del genere.

L’obiettivo del tedesco è la musica della mente. Lo dicono le premesse dell’opera, il titolo pone un intrigante dubbio: ciò che si ascolta è reale o è ciò che, per induzione cognitiva, si vorrebbe sentire? L’artwork e la tracklist, invece, esplicano un’idea di spettro cromatico, sempre alla stregua di Reich. E’ anche musica interattiva in senso uditivo, l’ascolto si orienta a seconda dell’orientamento dell’ascolto. I contro sono sostanzialmente tre. Vi è solo un’idea, talvolta infantile, per brano. La durata altamente variabile, dai 2 agli 11 minuti, a parte due episodi non ha alcuna rilevanza. Ultimo ma non ultimo, non c’è la minima traccia di emozioni, nemmeno le più basilari. E qualche difettuccio, su tutti i due feedback di chitarra elettrica a inizio e in chiusa, “Ziegelrot” e “Oxidrot”, che nulla hanno a che spartire col concept.

24/05/2015

Tracklist

  1. Ziegelrot
  2. Kadmiumgelb
  3. Indigoblau
  4. Agent Orange
  5. Purpurrot
  6. Antimongelb
  7. Mitisgrün
  8. Perinon
  9. Bleiweiss
  10. Graphit
  11. Oxidrot

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