I dodici brani di "Sunset" - tutti della durata di circa tre minuti - compongono una serie di abbozzi sonori spesso molto diversi tra loro, che utilizzano - oltre le percussioni - synth, piano e sovraincisioni vocali. La diversità dei brani rende "Sunset" decisamente variegato ma, allo stesso tempo, semplice e di facile impatto.
Non sono presenti innovazioni particolari o esasperate complessità; Bruna realizza tanti piccoli collage che spaziano dal piano modern classical (con percussioni) di "Rapido e scuro" alle rapide ripetizioni minimaliste dell'ottima "Mosso e continuo" che si interrompono in un inatteso mood orientale, ai ritmi simil synth-pop anni 80 di "Elegia", fino a episodi decisamente più elettronici come "Mobile e immerso".
Ma i momenti in cui Bruna raggiunge un equilibrio tra le parti (le influenze dell'album e la sua biografia) sono i migliori; questo viene raggiunto, ad esempio, in "Un poco cantabile", che nella sua semplicità è un perfetto ed emozionante collage sonoro; ma anche "Denso e epico" trova un calibrato punto di congiunzione tra piano e percussioni; o "Ruvido", con voci orientali e un semplicissimo ritmo di basso e batteria, fino a "Palindromo", che inizia e finisce, come fa prevedere il titolo, con suoni di campane ma che in mezzo contiene un synth energico e inquieto.
C'è una certa dualità nei brani - presente anche nella maggioranza dei titoli - che è il punto di forza dell'album; ma questo dualismo non appare sufficentemente esplicato, forse per la brevità dei brani, forse per l'incertezza dell'obiettivo prefissato. Probabilmente "Sunset" potrebbe essere un primo passo verso una superiore consapevolezza di Bruna sulle proprie capacità di musicista solista (questa è la sua prima esperienza) e una maggiore chiarezza sulle proprie reali ambizioni, forse ancora incerte.
(06/09/2016)