Il debutto di questo quartetto di stanza a Milano era piuttosto atteso da chi segue la scena underground italiana. Non può essere, infatti, passato inosservato l'aumento esponenziale dell'attività live dei Giorgieness negli ultimi due anni, anche con slot di apertura a importanti gruppi internazionali. Ora, finalmente, si può ascoltare per intero il risultato dell'incessante lavoro effettuato da Giorgie D'Eraclea e dai suoi compagni di avventura.
L'album arriva tre anni dopo l'Ep "Noianess", dal quale tre delle quattro canzoni sono qui riprese in versioni aggiornate. Chi aveva ascoltato quell'Ep e/o ha visto la band dal vivo sa bene cosa aspettarsi da questo disco, per gli altri è bene chiarire che si tratta di un lavoro prettamente rock, quindi il suono è potente, le chitarre sono in primo piano con riff che arricchiscono la melodia principale, la sezione ritmica si adatta all'andamento dei due elementi qui sopra, il timbro vocale è intenso ed enfatico.
I testi rappresentano una sorta di valvola di sfogo per le frustrazioni dell'autrice dal punto di vista delle relazioni con il prossimo, quindi ovviamente viene toccata la sfera sentimentale, ma non solo; in armonia con le parole, traspaiono rabbia e sconforto anche nello stesso timbro vocale e nel suono, quasi sempre cupo e volutamente un po' chiuso in se stesso.
Il lavoro presenta diversi punti di forza: quello più importante è la capacità di veicolare le sensazioni di cui sopra in strutture musicali ben organizzate, capaci di far emergere al massimo l'intensa emotività senza che essa appaia buttata lì per fare scena o per accumulare sentimenti forti senza costrutto. Da questa abilità consegue tutto il resto: una vocalità forte, ma anche molto espressiva; testi che non hanno paura di usare espressioni molto dirette riuscendo a farlo sempre in modo molto maturo e consapevole; una buona varietà stilistica, tenuto conto dei confini giustamente non amplissimi entro i quali la band si è mossa; un'altrettanto buona ispirazione melodica; un sound che non cerca voli pindarici ma nel quale le soluzioni sono ogni volta quelle ottimali.
La nuova versione di "Sai parlare" è il modo perfetto per iniziare questo disco, perché mostra la capacità della band di rallentare per prendere la mira e colpire nel momento e nel posto giusti; "Il presidente" è particolarmente martellante e tratta senza retorica un argomento nel quale è invece facile cadere (il potere e tutte le sue conseguenze); "Non ballerò" è un'intensa ballad nella quale il crescendo sonoro si accompagna con naturalezza a quello emotivo; "Io torno a casa" ha una melodia particolarmente rotonda ed è la canzone che gli Stereophonics non sono più in grado di scrivere da almeno una decina d'anni; "Dare fastidio" è epica e marziale allo stesso tempo e risulta, quindi, molto adatta come canzone di chiusura.
Il rock, in fin dei conti, è principalmente intensità e stile, e i Giorgieness ne hanno da vendere. Per fortuna, capita anche che il continuo aumento dell'esposizione di una band sia chiaramente frutto del merito.
06/05/2016