"The Path" nasce dai viaggi frequenti dell'autore tra il suo paese di origine - la Francia - e il Vietnam, due mondi totalmente diversi che indicano la dicotomia persistente in Saenïnvey tra la sua parte più concreta, reale o tecnologica (Francia e in generale Occidente) e quella più astratta, mistica e irrazionale (Vietnam e Oriente). La scelta di Saenïnvey è quella di un ambient-drone a tratti glaciale, diviso in due monoliti di lunga durata - "Monotonous Life" e "Rite De Passage" - e quattro brani brevi.
I quattordici minuti di "Monotonous Life" iniziano un percorso di austero isolazionismo, mentre è in "Rite De Passage" (dodici minuti) a rendersi più palese la mission di Saenïnvey, anche grazie al cortometraggio del regista Yves-Gaël Jacak, registrato in Vietnam. Contaminato da brevi momenti elettroacustici, "Rite De Passage" contiene in sé gli elementi dell'ambiguità tra ciò che è naturale e visibile (la natura, i boschi, gli esseri viventi) e ciò che è invisibile, arcano, incomprensibile, probabilmente sovrannaturale, magico (le rocce che bruciano e l'inspiegabile luce proveniente dal cielo).
Questa presenza incombente, quasi lovecraftiana, pervade tutto il brano e rende la natura che ci circonda non amica dell'uomo, non benevola; il messaggio sembra non dissimile dai grandi capolavori cinematografici di Werner Herzog, uno su tutti, "Aguirre, furore di Dio". "Something New" mantiene la carica tenebrosa ma usando, stavolta, elementi acustici ripetitivi; la title track "The Path" è invece elettronica pura, un flusso cosmico di synth, che continua il mood di "Rite De Passage".
"Back To Life" introduce quelli che sembrerebbero essere degli strumenti ad arco modificati, mentre "The Big Travel" chiude l'album con registrazioni ambientali e sovrapposizioni elettroniche al confine tra il mistico e l'arcano.
(28/06/2016)