Violinista canadese, collaboratrice in una miriade di progetti della Constellation Records, oltreché compagna di Efrim Menuch (con il quale ha avuto un figlio nel 2009), Jessica Moss è nota soprattutto per aver fatto parte dei Thee Silver Mt. Zion Memorial Orchestra. Con “Pools Of Light” la musicista si cimenta in un progetto da solista, frutto di studi e ricerche sulle infinite possibilità del proprio strumento, anche se il vero esordio di Jessica Moss risale al 2015, un album prodotto da Guy Picciotto dei Fugazi e pubblicato solo su cassetta (“Under Plastic Island”).
Le due suite, ognuna divisa in quattro movimenti, setacciano tutto il percorso creativo dell’artista, mettendo insieme un album complesso e a volte doloroso, facendo confluire sia le sonorità orientaleggianti già sperimentate con la formazione avant-klezmer Black Ox Orkestar, sia le influenze neo-classiche e avantgarde.
Album dal fascino precario, “Pools Of Light” viaggia senza confini nei meandri più ancestrali della musica, alterando sonorità di chiara derivazione folk con il linguaggio dell’elettronica post-rock e della dronescape music. Il suono è apparentemente immobile, eppur attraversato da una dicotomia a tratti disturbante dove convivono il ghiaccio con il fuoco, lo stupore con la malinconia e il dolore con l’estasi della bellezza.
E’ un album difficile da condividere, privo di quegli slanci emotivi tanto cari ai fruitori occasionali, al contrario empio di ritmiche strambe e inconsuete e fluidi melodici disperati e sinistri, appena temperati dal fascino ipnotico di malinconiche sonorità klezmer (“Entire Populations, Pt. I”). La musica è spesso sospesa, in bilico tra la catarsi emotiva (“Glaciers I, Pt I”) e il caos (l’eccellente “Entire Populations, Pt. II”), spesso più ambiziosa della coeva proposta della compagna di scuderia e collega violoncellista Rebecca Foon (aka Saltland).
Lussuoso e a tratti ingombrante, “Pools Of Light” è una delle opere più difficili e ostiche della recente produzione di casa Constellation. Qui giacciono i semi di future rivoluzioni sonore, un disco la cui intensità va colta in completa solitudine non permettendo a nessuno di infrangerne la solenne austerità.
28/07/2017