John Mayer

The Search For Everything

2017 (Columbia)
blues

"The Search For Everything" è uscito titubando, come un imbucato che entra a una festa per pochi intimi. Non che il settimo disco in studio di John Mayer non sia stato pubblicizzato, ma quando si è deciso di chiudere la scatola e di impacchettare il regalo, l'ascoltatore sapeva già cosa sarebbe andato a scartare. Il fascino dell'attesa e il gusto dell'abbuffata, per chi aveva già in cuffia i due Ep anticipatori - "Wave One" e "Wave Two" - si sono liquefatti lungo la strada. Per questi sarà stato difficile considerare l'album come un continuum e non come un mero insieme di tanti frammenti messi insieme uno con l'altro.

Marketing a parte, "The Search For Everything", alla fine, è uscito come un album normale, come un ordinario disco da tre quarti d'ora di musica. Dodici tracce e due anime saldate in una, un po' come quelle che hanno abitato John Mayer in tutta la sua carriera. "The Search For Everything" è per metà ammiccante e per metà introspettivo; ammiccante proprio come questa recensione, quando sceglie la parola continuum per creare un doppio senso che possa tracciare un filo invisibile che colleghi questo lavoro a quello più riuscito dell'intera carriera di Mayer (2006, per Columbia e Aware). Questo perché, in effetti, più di un collegamento con il bellissimo "Continuum" esiste. Esiste perché c'è il ritorno del Trio (Palladino, Mayer e Jordan); esiste perché c'è il blues - quello che in "Born And Raised" e "Paradise Valley" aveva lasciato il palcoscenico al roots e al folk di neilyoung-iana memoria.

"The Search For Everything" non è migliore di "Continuum" e nemmeno uguale, ma in questa fase del percorso artistico di John Mayer, strisciare i piedi su un solco già tracciato in passato - pur con un passo e una visione diversa - sembrava la cosa più naturale e ultronea che l'artista potesse fare. Ecco allora che in mezzo a "You're Gonna Live Forever In Me" e "I'm Gonna Find Another You" non sembrano essere passati dieci anni di esistenza, casomai soltanto una manciata d'istanti. "I'm never gonna find another you
/ Still like to leave the party early/ and go home, babe", canta all'inizio dell'album, in quel frullato alla fragola che è "Still Feel Like Your Man".

Eppure da quel lontano 2006 Mayer è cresciuto. Bene, perché ha acquisito qualche trucco del mestiere: il dosaggio degli interventi da chitarrista e la capacità di ottenere il massimo con il minimo sforzo ("Helpless", ad esempio, è di una semplicità imbarazzante, eppure è così diretta e pungente da non poter non sconquassare lo stomaco); male, perché la produzione, in più di un episodio, sembra una creatura creata in laboratorio, tanto è precisa, pulita e asettica: Scarlett Johansson venuta da un altro pianeta, un salotto pieno di mobili antichi o una luccicante macchina da corsa. "Love On The Weekend" - o "Split Screen Sadness" un decennio e mezzo dopo - per esempio, è un impasto di beat appiccicosi come la manina colorata nelle confezioni delle patatine ed è puntellata dal riverbero di un'elettrica che viene chiamata in causa con ragionate cadenze, come un esperto che in una conversazione è interpellato alla bisogna.

Artisticamente più aperto, Mayer sputa influenze musicali che nel corso degli anni ha deglutito per passione, per professione o per tutte e due le cose messe insieme. Il sound di "Moving On And Getting Over" - il peccaminoso bis per quelli che del frullato alla fragola non possono proprio farne a meno - spruzza un po' di Heat nell'aria e fa tornare in mente una frase che l'artista twittò nel 2013, poco dopo l'uscita dell'album di Beyoncé: "Ognuno può avere la propria opinione su 'Rocket', ma che abbia un suono incredibile è fuori discussione". Un po' di hip-hop gelatinoso costella dunque "The Search For Everything", ma anche un po' di Grateful Dead - questo era più che prevedibile - e di cool jazz - l'intro e la parentesi in slow motion di "Still Feel Like Your Man" sono come post-it gialli con su scritto "Mayer ha suonato con Chick Corea, John Scofield, Manolo Badrena, Wallace Roney, Chris Botti e Herbie Hancock".

Da artista che ha sempre parlato a tanti, il John Mayer di "The Search For Everything" non si smentisce; il consiglio più prezioso è quello di lasciare per strada ciò che non convince e di godersi il "buono" che c'è, anche se a volte i due aspetti sono racchiusi persino nella medesima essenza. Un titolo obbrobrioso e ammiccante come "Emoticon di un'onda", ad esempio, e quella sua splendida apertura melodica che racconta di una dissonanza che sta uccidendo l'animo di un uomo. Il cuore di lei è nel posto in cui dovrebbe essere la testa di lui, ma è soltanto un'onda, destinata a passare.

25/04/2017

Tracklist

  1. Still Feel Like Your Man
  2. Emoji of a Wave
  3. Helpless
  4. Love On The Weekend
  5. In The Blood
  6. Changing
  7. Theme From "The Search For Everything"
  8. Moving On and Getting Over
  9. Never on the Day You Leave
  10. Rosie
  11. Roll It On Home
  12. You're Gonna Live Forever in Me

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