Al netto di intermezzi e di qualche riempitivo, il ritorno di Mr. Unkle dopo ben sette anni (il quale titolo – “The Road: Part 1” - lascerebbe presagire future evoluzioni), ci consegna insperate conferme sul talento compositivo di James Lavelle, nonché sulla sua capacità di far interagire stili e ospiti.
Ci sono tre o quattro tracce di indiscutibile spessore che qualificano l’album, a cominciare dal mix di elettronica e alt-rock orchestrale che incornicia l’ennesima virtuosa prestazione vocale di Mark Lanegan, un gradito ritorno che nobilita l’evocativa “Looking For The Rain”.
Gli altri momenti d’eccellenza arrivano in corrispondenza dei pochi sprazzi dedicati al dancefloor (“Cowboys And Indians” e l’ancor più ritmata “Arms Length”), sui quali vengono innestati vaghi ricordi del trip-hop che fu, con tanto di fantasma di Tricky che fa capolino dalle ante dell’armadio.
“The Road: Part 1” è un progetto che cresce a dismisura con gli ascolti, e dimostra l'innata attitudine di Lavelle di alternare sensazioni solo apparentemente distanti: dall’indie-rock d’alta scuola di “Nowhere To Run/Bandits” sino alle impressioni baleariche immortalate in “Sunrise”.
Anche i frangenti più sommessi trovano un proprio confortevole posizionamento, tra questi spiccano la corale “Farewell” che fra pianoforte, chitarre acustiche e archi riunisce quasi tutti gli ospiti del disco (e posta a inizio scaletta diviene una sorta di presentazione generale del progetto) e la piano ballad “Stole Enough”, in grado di far passare in secondo piano “Sonata" e “Sick Lullaby”, le due soffuse apparizioni dell’altra guest star di turno: Keaton Henson.
Eterogeneo ma al contempo compattissimo, “The Road, Part 1” certifica un coraggio e uno spirito avventuriero che pochi altri musicisti al mondo possono permettersi nello spazio di un solo disco senza perdere credibilità, e senza mai spiazzare l’ascoltatore, nemmeno per un momento.
25/10/2017