Earl Sweatshirt

Some Rap Songs

2018 (Columbia)
avant-rap, hip-hop-jazz

I think I spent most of my life depressed
Only thing on my mind was death
Didn’t know if my time was next
Tryna refine this shit, I redefined myself

First I had to find it
("Nowhere2go")

Per certi aspetti, Earl Sweatshirt è ancora il sedicenne che passava i pomeriggi tra canne, skateboard e rap. Per molti altri, è ormai un artista, un uomo, con venticinque anni di vita alle spalle, anni che nel loro inesorabile flusso hanno lasciato qualcosa e altrettanto si son portato via. In una recente intervista, in risposta a un’osservazione dell’interlocutore su come il suo nuovo album sia costruito su una serie di “intensi loop”, Earl ha fornito quella che potrebbe essere un'interessante chiave di lettura: “È l’infinito. È un serpente che si mangia la sua stessa coda. Continuo a chiudermi nei loop”. Non a caso, il terzo solista del rapper di Chicago è un album di tensione accumulata e implosa, che trova la sua piena espressione nell’insistenza su schemi ripetuti, continui; insistenza che è sia nevrotica che distesa, per testi densi di parole e immagini e che fluttuano disordinati tra la nera depressione e la distaccata serenità.

Come intitolare, allora, un'opera del genere? Disincantato (e snob) fino in fondo, Earl ci spiega che si tratta solo di generiche canzoni rap, “Some Rap Songs”. Ma queste, ovviamente, non sono solo “delle canzoni rap”, e l’ex-enfant prodige della Odd Future lo sa bene: le quindici nuove composizioni scritte e prodotte nei tre anni che ci separano dal suo ultimo Lp (“I Don’t Like Shit, I Don’t Go Outside”, 2015) sono in realtà frutto di un minuzioso lavoro di scrittura e rifinitura, dove il less is more (nessun brano supera i tre minuti, molti stanno sotto il minuto e mezzo) è solo la veste ultima di un’operazione artistica e intellettuale molto più ampia e per nulla indifferente; un'operazione volta a concentrare i contrastanti moti dell’animo di Earl in bozzetti conscious tanto brevi quanto convulsi, pregni di umori effervescenti e nebbiosi. In questi brani, il rap depresso di Earl prosegue diritto e controvento, quasi non fosse una voce in armonia con la musica ma un reading recitato controvoglia sulle strumentali.

Peace to my dirty water drinkers
Ain’t nobody tryna get it clean
Ain’t nobody tell me I was sinking
Ain’t nobody tell me I could leave
("Shattered Dreams")

Tra fuligginosi campionamenti soul, hip-hop d’avanguardia e languori nu-jazz, queste canzoni, orgogliosamente fuori dai trend commerciali e anzi rivolte verso territori tutti da esplorare, hanno la straordinaria caratteristica di catturare a trecentosessanta gradi l’umore dell’artista. È come se l’adolescenza difficile di Earl, il suo andirivieni nella depressione, la gioia nella riconciliazione col padre e infine il tracollo psichico in seguito alla sua improvvisa morte (avvenuta a disco pressoché ultimato), coesistessero nel mood dell’album e nelle sue disparate variazioni di grigio. Sono tante, le cineree gemme dell’album, a partire dal singolo “The Mint”, fino a “December 24” e “Shattered Dreams”; per non parlare di “Peanut”, un torrente di pensieri in ricordo del padre, tanto turbolenta quanto tenera; o anche di “Azucar”, in dialogo con la madre, o “Nowhere2go”. 

Death, it has the sour taste
("Peanut")

Ormai in prima linea nel nuovo movimento rap underground americano (assieme ad artisti come MIKE, Navy Blue, Standing On The Corner), Earl continua la sua promettente carriera con un album sfuggente e tormentato, portando in musica un rap che non è più solo introspettivo, ma “psichico”, preda del flusso dei pensieri e delle sue repentine deviazioni. Coraggioso e visionario, “Some Rap Songs” è il frutto di una delle voci più autorevoli dell’hip-hop contemporaneo, nonché di uno dei suoi artisti più interessanti e avanguardisti.

03/01/2019

Tracklist

  1. Shattered Dreams
  2. Red Water
  3. Cold Summers
  4. Nowhere2go
  5. December 24
  6. Ontheway!
  7. The Mint
  8. The Bends
  9. Loosie
  10. Azucar
  11. Eclipse
  12. Veins
  13. Playing Possum
  14. Peanut
  15. Riot!


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