Lonnie Holley

Mith

2018 (Jagjaguwar)
experimental, world, jazz, blues

Amore e sofferenza, due concetti apparentemente antitetici e invece indissolubili: c’è tanto dolore nell’atto d’amore che ogni madre compie donando la vita, anche il rapporto sentimentale più felice e soddisfacente non può prescindere da quella piacevole e consensuale violazione del corpo nell’atto sessuale, ed è spesso nel dolore che ognuno di noi riesce a trovare quel legame ancestrale che rimette in moto la voglia di vivere.

La dimensione artistica di Lonnie Holley è strettamente legata al concetto di amore e sofferenza: ventisettesimo figlio di una famiglia afroamericana, rapito e venduto per una bottiglia di whisky, testimone impotente della morte di due nipoti divorati dalle fiamme, sopravvissuto a un grave incidente automobilistico, Lonnie conosce molto bene il legame imprescindibile tra gioia e dolore.
In questo tormentato passato trova radici l’articolato universo creativo del sessantottenne dell’Alabama: la sua prima creazione è stata una lapide per i nipoti morti nell’incendio, realizzata riciclando materiali recuperati in una discarica.
Le opere di Lonnie Holley sono oggi presenti nei più importanti musei americani, mentre le pubblicazioni discografiche sono ancora relegate a uno status di culto, in virtù anche di un’intensità espressiva difficilmente catalogabile.

Jazz, soul, blues, perfino rap: questo scorre in una creazione musicale che si sviluppa più come un flusso di coscienza che come una vera e propria elaborazione sonora.
La voce si libra come se fosse un sax in piena catarsi free-jazz (“Down In The Ghostness Of Darkness”), mentre le modulazioni sonore incrociano Gil Scott-Heron, ("I'm A Suspect"), Tom Waits (“Back For Me”) e Sun Ra ("Copying The Rock").
Registrato durante gli ultimi cinque anni trascorsi tra l’Oregon, Atlanta e New York, “Mith” compie un deciso passo avanti verso un suono più elaborato e nitido, grazie anche alla presenza di musicisti di calibro: il duo jazz Nelson e Patton, il sassofonista Sam Gendel, Laraaji, Shahzad Ismaily e Richard Swift (musicista recentemente scomparso).

Non solo amore e amarezza, ma anche sgomento, paura, e rabbia, trovano spazio negli ottanta minuti dell’album: dieci tracce che sono come ferite sanguinanti, cesellate come un manufatto scultoreo a suon di piano, trombe, tastiere e batteria, tutto perfettamente incastonato tra atmosfere quasi psichedeliche e un’insana spiritualità blues.
I testi meriterebbero un trattato critico a parte, anche se uno sguardo ai titoli è sufficiente per comprendere l’oggetto dell’interessante e intenso tour de force tematico: “I’m A Suspect”, “I Woke Up In A Fucked-Up America”, “Down In The Ghostness Of Darkness”, titoli dai quali è facile estrapolare l’oggetto delle invettive sociali e politiche dell’artista (“sono un sospetto in America, ma finirò per diventare un granello di polvere nell’universo madre”, ...“ho sgattaiolato via da una nave di schiavi solo per andare su un’altra”...).

I diciotto epici minuti di “I Snuck Off The Slave Ship” sono il cuore strumentale dell’album, sorretto da un drammatico insieme di piano e batteria avvolto dal suono della pioggia e dal tocco plumbeo del basso, mentre l’ipnotico cosmic-jazz di “There Was Always Water”, il groove ritmico di “How Far Is Spaced Out?”, i campionamenti elettronici sparsi tra le pieghe free di “Copying The Rock” e le atmosfere lunari di “Coming Back (From The Distance Between The Space Of Time)” danno un’idea della enorme quantità di stimoli sonori che Lonnie Holley cattura nel suo visionario e straziante lirismo.

E’ un‘opera coraggiosa e alquanto complessa, il nuovo disco dell’artista americano, un’esperienza che potrebbe cambiare in maniera irreversibile la vostra percezione musicale, un progetto intenso e totalizzante che pur trovando nel vivace finale di “Sometimes I Wanna Dance” un potenziale riscatto emotivo, resta un album sofferto e doloroso, e per tal motivo ricco di autentico amore per la vita.

03/11/2018

Tracklist

  1. I'm A Suspect
  2. Back For Me
  3. How Far Is Spaced-Out?
  4. I Snuck Off The Slave Ship
  5. I Woke Up In A Fucked America
  6. Copying The Rock
  7. Coming Back (From The Distance Between The Spaces Of Time)
  8. There Was Always Water
  9. Down In The Ghostness Of Darkness
  10. Sometimes I Wanna Dance




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