A strong spirit transcends rules.
(Prince)
Sono trascorsi due anni da quando Prince ci ha lasciati. Ma il folletto di Minneapolis ci aveva già avvertiti, a modo suo. In passato infatti aveva dichiarato di aver smesso di contare i giorni, i mesi e quindi il tempo, conferendo a questa nozione (o forma pura per gli irriducibili kantiani) una semplificazione a cui è davvero difficile credere. Provare (a vivere) per credere. We came here not knowing that we were gonna die. Somebody told us that: if we never knew we're gonna die, we wouldn’t celebrate birthdays […]. I’ll celebrate the day I die.
You have only one birthday; you were born on a certain day and [then] you had no more birthdays.
Di fronte a "Piano & a Microphone 1983", siamo dunque chiamati a compiere uno sforzo di duplice ordine e relativo a due difficoltà interpretative. Innanzitutto si tratta di una pubblicazione postuma, frutto dell'accordo tra Npg Records, l'etichetta discografica indipendente fondata da Prince, e Warner Bros., la storica major sotto cui Prince pubblicò i suoi maggiori successi commerciali e con cui entrò in rotta di collisione a partire dagli anni Novanta. In seconda battuta, come suggerito dal titolo, il disco corrisponde a un nastro, rimasterizzato per l'occasione, registrato nel gennaio del 1983.
Sebbene un bootleg della registrazione circolasse già da diverso tempo tra i fan dell'artista americano, "Piano & a Microphone" è finito al centro di un'operazione congiunta che ha l'obiettivo di riscoprire e diffondere il materiale contenuto nel mastodontico archivio di Prince. Del fantomatico catalogo musicale, a cui spesso ci si riferisce semplicemente con il termine "The vault" (la cassaforte) si è parlato a lungo e molto: ad oggi, pare che esso corrisponda a una disordinata stanza ipogea di Paisley Park, la residenza-studio di registrazione ideata dal nostro e costruita a Chanhassen a partire dagli anni Ottanta, oggi convertita in un museo memoriale. Per quanto tardi ancora a diradarsi quel capriccioso alone di mistero e segretezza che aleggia tra le segrete di Paisley Park, una certezza ci è data conoscerla: tutto ciò che è contenuto lì dentro non avrebbe mai visto la luce del giorno, se non per espressa volontà del suo unico autore, Prince.
Mentre prosegue la bagarre sull'individuazione degli eredi dell'artista e sulla gestione del materiale inedito archiviato, pare invece stiano cadendo lentamente gli scudi attorno alla vastissima produzione segreta di Prince; per cui dovremmo aspettarci nuovo materiale nei prossimi anni. Tanto in vita, quanto dopo la morte, la vicenda di Prince è stata caratterizzata da una serrata lotta, per quanto a volte gestita in maniera confusionaria e istrionica (ma nondimeno con radicale intransigenza), per la salvaguardia dei diritti d'autore contro lo strapotere economico e artistico delle major discografiche e contro le storture del web. L'incrollabile visione di una vita intera votata all'arte ("All of this and more is for you/ With love, sincerity and deepest care/ My life with you I share", cantava rivolgendosi all'ascoltatore in "For You", title track dell'album d'esordio del 1978) è diventato il messaggio ispiratore che ha motivato molti artisti a seguire le - numerosissime - orme del folletto di Minneapolis.
Ecco dunque spuntare una terza difficoltà: "Piano & a Microphone" è ciò che Prince avrebbe voluto vedere pubblicato (prima o poi, è indifferente a questo punto) nella sua vita? Superare questo scomodo, e forse infruttuoso, interrogativo, non è facile: dinanzi a questa bizzarra compenetrazione dei segmenti temporali, c'è bisogno quindi uno spirito forte che trascenda le regole.
La variegata suite pianistica di "Piano & a Microphone" costituisce già di per sé un caso peculiare: il 1983 è per Prince l'anno intermedio tra "1999" e "Purple Rain", due dei suoi maggiori successi commerciali che lo hanno consacrato tra il grande pubblico. La sinestesia che si è creata tra il leggendario colore porpora e quel tribale Minneapolis Sound, e su cui sono stati costruiti i due album citati, è tuttora viva e pulsante. Ma in "Piano & a Microphone" troviamo un Prince composto, seduto dinanzi al pianoforte e al microfono, intento a dare indicazioni al tecnico del suono e a seguire l'andatura fluida di un semi-medley che riserva grandi sorprese.
La struttura funky-jazz di "17 Days", futura
B-side del singolo "When Doves Cry", segue l'incedere della struggente storia d'amore, in cui l'amante respinto conta letteralmente ogni elemento che lo tiene distante dalla sua amata (i giorni, le ore, le sigarette, le telefonate). L'invidiabile cavalcata pianistica della mano sinistra rallenta il passo quando si fa strada il delicato accenno (un minuto e ventisette secondi) a "Purple Rain", la celeberrima canzone che trainerà
nel 1984 il successo dell'album e del film omonimi. Qui "Purple Rain" è una
ballad fugace, il negativo fotografico di quella che finirà per essere in meno di un anno; da essa si estende poi un sentito omaggio a
Joni Mitchell ("A Case Of You"), artista tenuta in gran stima da Prince.
"Mary Don’t You Weep" è invece un brano appartenente alla tradizione degli spiritual di ascendenza afroamericana che, tra le dita di Prince, trasuda un’intensità interpretativa tale da rivestirla di un sofferto languore, scardinandone la matrice gospel; la canzone è stata utilizzata recentemente da Spike Lee per il suo film "
BlaKkKsman". Il tono rythm and blues affidato a "Strange Relationship" (brano che comparirà nel doppio-disco del 1987, "
Sign '☮️' The Times") subirà ben poche alterazioni nel corso degli anni e nel corso dei
live; stesso trattamento riceve la versione
piano-ballad di "International Lover" - in cui compare anche un inciso di un altro brano di Prince, "Do Me Baby" del 1981 - che si discosta poco dalla scia soul apparsa già in chiusura dell'album "1999".
I tre brani che chiudono "Piano & a Microphone", invece, non sono mai stati rilasciati ufficialmente. Si tratta "Wednesday", una ballata pensata per essere cantata insieme a Jill Jones nell'album "Purple Rain" ma poi scartata; "Cold Coffee & Cocaine", un lungo e sporcaccione divertissement funky che ha come protagonista il personaggio di fantasia Jamie Star, ideato per Morris Day dei Time. Infine, a chiudere il disco c’è "Why The Butterflies", un semplice blues impreziosito dalla volubile, e a volte melliflua, voce di Prince che si domanda, struggendosi cosa sia quella strana sensazione (verosimilmente: le farfalle nello stomaco).
In trentacinque minuti "Piano & a Microphone" ci restituisce una privat(issim)a visione domestica di Prince. Lo sforzo di cui si parlava in precedenza risiede nel superare le diverse dimensioni temporali che potrebbero falsare la percezione di questa registrazione del passato, diventata oggi un vero e proprio disco. Stiamo ascoltando il Prince del 1983; un Prince che mostra già delle limpide intuizioni sugli sviluppi futuri ("17 Days", "Strange Relationship", "Cold Coffee & Cocaine"), ma che allo stesso tempo lascia insolute altre ("Purple Rain", "Wednesday"), in cerca di elementi utili per soddisfare e districare le sue complesse idee musicali. Ciò che invece dobbiamo tener fermo, nel bene e nel male, è che si tratta di una registrazione fatta ad uso personale: artisticamente impressionante, ma pur sempre privata.
28/10/2018