Durante questo lungo periodo che l'ha tenuto lontano dalla sua musica, Arne è stato impegnato in attività di produzione per altri artisti, fino a quando George Mastrokostas dell'etichetta Sound In Silence l'ha contattato per cercare di instaurare un rapporto di collaborazione. Nonostante questa lunga pausa, l'artista belga ha continuato a lavorare su alcune sue idee, trovando solo adesso, anche grazie a questa opportunità, la spinta per riprendere a condividerle con il pubblico. Ed è così che è nato “We Can Never Go Home”, album che fin dall'inizio colpisce per il fatto di essere totalmente strumentale.
Quelle flebili linee vocali che rendevano le sue prime produzioni dei gioielli di pop elettronico minimale vengono totalmente eliminate per ritrovare l'essenza della costruzione di un pezzo senza sovrastrutture. Ascoltando la forte malinconia catartica di “This Terribile And Beatiful World” o le ondate soniche di “Fully Present”, sembra davvero di tornare indietro di circa vent'anni con pezzi quali “Off Is Not The Speed”. Si potrebbe dire che questa è musica già sentita ed un po' nostalgica (in parte è pure vero) tuttavia è innegabile come le composizioni abbiano un certo fascino, basti ascoltare la title track o il bel tiro di “The Crook Of Your Elbow”.
Continuando l'ascolto del disco è sempre più evidente come, con la nuova mutazione artistica, Styrofoam abbia voluto scarnificare la sua musica per un vero ritorno alle origini di quella “urgenza espressiva” che forse era venuta a mancare. Ed è nei virtuosismi sintetici che il disco si perde e si ritrova in un meraviglioso susseguirsi di giochi interstellari (la bella “Did Your Mouth Buy This Scar?”), splendide frustate electro (la più movimentata “Love Restores Almost Everything”) e un finale dal sapore magico (gli incanti quasi shoegaze di “Blind Spot Safety Procedure”). Ci sono tutti gli ingredienti perché questi otto brani possano piacere a un pubblico molto vasto, collocandosi in un mercato di mezzo fra elettronica d'ascolto ed electro-pop.
Non so se mai riusciremo a ritrovare le meraviglie di episodi come “The Long Wait” – da annoverare fra i migliori esempi mai partoriti da quella stagione - ciò che è certo che con questo “We Can Never Go Home” abbiamo ritrovato un talento creativo di cui la musica aveva davvero bisogno.
(09/12/2018)