E il corvo che torna e mi ride in facciaAncora sulla mia spalla ma ride solo stavolta non parlaLa comicità non puoi comprarlaLa vita te la cuce addosso e poi te la regala con calma
Nato in una America sudista segregazionista, originato dal gospel e caratterizzato dai suoi accenti e accordi, il genere soul, anche se con dei contenuti sempre più lontani da quelli religiosi, ha segnato ed è stato plasmato dalle lotte di una popolazione dove i membri, denominati "brothers and sisters", erano uniti dall’essere parte di una stessa famiglia di oppressi. Pur essendosi evoluta nei decenni e in direzioni diverse, caratteristica fondamentale della musica soul è stato proprio il passaggio da un’arte vocale religiosa a una profana, di strada.
Si presenta così, come miscela di sacro e profano, l’ultimo lavoro del collettivo Funk Shui Project, fuori per Totally Imported, che unisce sapientemente le basi dei tre componenti principali: il bassista-fondatore Alex “Jeremy”, il beatmaker Natty Dub, il chitarrista Daniele Fiaschi e Joe Allotta alla batteria, con la voce di Davide Shorty cantautore e beatmaker di Palermo. Dalla sua nascita nel 2008, il collettivo ha visto la partecipazione e i featuring di diversi artisti del mondo rap e hip-hop, tra i quali Kiave, Tormento, Hyst e Willie Peyote (voce dell’album nel 2014). Il risultato è un mix di rap e soul dai toni garbati e familiari, lambito da fluidi funk-psichedelici e da accenni root che ricordano le origini di DJ Kool Herc.
Benvenuti nel 2019
Hanno rubato voce al popolo e puntato il dito su un barcone
La logica del pollice che scorre
E della mano tesa che saluta in chiesa e non soccorre
“La Soluzione”- anche titolo dell’album- è un attacco alla società di oggi che ha perso la capacità di includere e difendere e dove, anzi, l’unica soluzione è l’esclusione del prossimo. In un paese in cui la psicoviolenza sembra essere il principale strumento di inserimento nella società, i Funk Shui attraverso suoni soul old school mandano un chiaro messaggio di ribellione e resistenza pacifica. L’ascolto prosegue con “Solo con me”, primo singolo uscito che vede la collaborazione di Jhonny Marsiglia, e che, unitamente a “Insonnia” e “Asociale”, miscela un testo introspettivo a sonorità patchwork tra rap e funk. La seconda parte dell’album si sposta su tematiche più personali che in maniera melanconica raccontano dell’amore di due anime, degli alti e bassi che ne derivano e dell’infinito che non ne vuole sapere di lasciare spazio alle visioni proprie di futuro.
Ho bevuto fino a quando non avevo fiatoPoi ballato fino a che non ero più ubriacoHo fumato le parole con il sangue che ho versatoSo di ogni sogno che non si è avverato
In Italia il soul è uno di quei generi che pare destinato a non emergere mai. Mentre nei panorami main e under si alternano a ondate varie correnti come indie, folk, funkatronic, country, e ora evidentemente rap e trap, questa sonorità lontana geograficamente, storicamente e culturalmente sembra raggiungere con difficoltà l’ascolto nella Penisola. Eppure, i Funk Shui Project con Davide Shorty presentano un disco “liquido” - inteso nel senso baumaniano - nel quale ancora una volta il soul è mutabile e in grado di fondersi perfettamente con il rap nostrano e basi funk.
Nel complesso, l’album pur essendo breve, è ben strutturato, non sovra-arrangiato e dotato di testi semplici e sonorità gradevoli.
A un progetto che negli Stati Uniti non avrebbe alcuna difficoltà a essere identificato e quindi a emergere, va riconosciuto il merito di rendere accessibile e fruibile una sonorità ancora acerba in Italia, ovvero la capacità plasmatica di inserire, in un mondo ostile al soul, attraverso il rap, un non-luogo sonoro nel quale collocare – e ritrovare - perfettamente l’anima di questo disco.
15/01/2020