Dispiace dirlo, anche perché "As You Were", il suo esordio solista, era risultato il miglior disco post-Oasis dei fratelli Gallagher. Ma il più piccolo dei brothers conferma di essere bloccato, sin dai tempi dei Beady Eye, in una comfort zone assai poco sfidante, che se al primo giro entusiasma (perché comunque a quella voce siamo in qualche modo affezionati) ai successivi tende a mostrare la corda. Che Liam non sia un songwriter eccelso lo sappiamo tutti, e infatti in fase di scrittura si trova costretto a farsi aiutare da un paio di collaboratori navigati.
Poi è chiaro che due o tre bombette il mancuniano le infila sempre, come nel caso dell'iniziale "Shockwave", oppure in quei frangenti nei quali le chitarre riescono a graffiare di più. Tutto sommato dentro "Why Me? Why Not." non c'è assolutamente nulla che non funzioni, fra melodie radiofoniche ripiene di Beatles (sia lato Lennon, "Once", sia McCartney, "Now That I've Found You") e citazioni più o meno volontarie del glorioso passato ("Be Still" e ancor più "The River"), quando le canzoni, quelle belle, le scriveva (quasi tutte) Noel, al quale Liam invia messaggi neanche troppo cifrati, specie in "One Of Us".
Tutto orecchiabilissimo, ma tutto drammaticamente prevedibile, eccetto qualche suono un po' più avventuroso fra le pieghe di "Meadow", o l'incipit spaghetti western di "Gone".
Numerose le tracce trascurabili, come i tre prescindibili bonus aggiunti nella deluxe edition, fra i chitarroni di "Invisible Sun", le smancerie di "Misunderstood" e l'assoluta inutilità di "Glimmer". Terminato l'ascolto di "Why Me? Why Not." risulta evidente l'ennesima mortificante differenza fra Beatles e Oasis: i primi erano quattro fuoriclasse in grado di realizzare grandi dischi anche da solisti. Motivo per il quale gli Oasis sono destinati a tornare assieme: il valore della band unita resta di gran lunga superiore alla somma delle singole parti.
23/09/2019