Difficile non perdersi nei meandri concettuali di un album quale "Mazy Fly", nell'elaborato apparato di ispirazioni e spunti che si annida tra le parole e i suoni dei suoi dodici brani. Difficile similmente non rimanere affascinati dalla formidabile impalcatura estetico-sonora predisposta per l'occasione, un'architettura che sfida le catalogazioni e rende merito alla singolare prospettiva della sua ideatrice.
Già messasi in risalto due anni fa grazie all'intrigante "Pantheon Of Me", Chrystia "Tia" Cabral, la sfuggente personalità dietro all'altrettanto sfuggente moniker SPELLLING (sì, sono tre le L) giunge con tanto di suggello dalla Sacred Bones alla volta del suo secondo full-length, mettendo ordine nell'elaborata congerie che anima i suoi istinti artistici, allo stesso tempo alzando considerevolmente il tasso della propria ambizione. Ne deriva un progetto dalla natura difforme, aliena, il riflesso di una mente creativa in pieno fermento, incapace di adagiarsi su parametri troppo precisi, tanto prona all'energia liberatoria della comunicazione pop quanto all'astrazione e alle sperimentazioni più elusive. Confusione? Solo in apparenza, dacché l'ascolto, al netto delle molteplici direttrici da cui trae ispirazione, avvolge e irretisce con decisa naturalezza.
Ancor prima che nella musica, è nelle arti visive e nella poesia che Cabral rintraccia il suo effettivo retroterra espressivo. Il richiamo alle sette note, arrivato con prepotenza soltanto nell'ultimo lustro, si è lasciato comprensibilmente permeare dai trascorsi creativi della sua ideatrice, che conferisce alle proprie composizioni evidenti peculiarità figurative, un senso e del contrasto e della giustapposizione pressoché ubiquitario nei brani dell'artista. Viaggi intergalattici, visite aliene, caroselli, rituali magici, la tratta degli schiavi, il suo cane passato a miglior vita (da qui anche il titolo del disco) sono solo alcuni dei collanti narrativi su cui poggiano le vibranti visioni sonore dell'autrice, qui colta come in preda a una lunga allucinazione, sperimentata però con eccezionale lucidità. I tratteggi concettuali del progetto, affrontati con forte piglio simbolico, diventano quindi il pretesto per brani altrettanto convulsi, dal solido retroterra sintetico ma dalla complessa origine stilistica, interpretati con eccellente variabilità di registro. Ed è qui che si individua la cifra effettiva dell'arte di Cabral, il vero motivo alla base del suo ingegnoso assetto espressivo.
"Under The Sun", opportunamente selezionata come singolo di lancio, riflette la natura di confine di "Mazy Fly", del suo sofisticato disegno sonoro: la disposizione ritmica di base, in evidente area post-disco, è soltanto il pretesto per immaginare un'articolata galassia compositiva, che accorpa tanto intrepidi commenti di violino che soffuse cadenze spaziali, impreziosite da una melodia tanto intricata nello sviluppo (qualcuno potrebbe addirittura parlare di prog-soul?) quanto efficace nella sua immediatezza d'ascolto.
"Real Fun" azzarda ancora di più, inserendo accordi chitarristici da lento soul-hop anni 90 in uno spiazzante affresco gotico, memore tanto della wave più eterea che delle ardite sperimentazioni pop di Kate Bush, prima dell'aggressiva chiosa in scia hard-rock (!). È un'operazione di contrasti, tra morbidezza e irruenza, la fantasmagoria e la concretezza, che anima l'intero disco, preda di istinti difformi e pulsioni tanto violente quanto fulminee. "Haunted Water", coi suoi synth pastosi da videogioco anni 90, proietta la vocalità di Cabral verso territori operatici, ripiegando in una coda ad alto tasso di dramma. E se "Afterlife" distende l'atmosfera sinistra dell'attacco in un decomposto disegno jazzy, "Dirty Desert Dreams" trasporta invece l'immaginazione della musicista in un nostalgico palcoscenico space-age-pop, riletto alla luce della contemporaneità synth-wave.
Caleidoscopico, spasmodico, non per questo dispersivo, il secondo album di SPELLLING funge da eccellente trampolino di lancio per una musicista di grande talento, adesso capace di spiccare per davvero il volo. Prospettiva e personalità proprio non le mancano.
30/04/2019