Giorgi Mikadze

Georgian Microjamz

2020 (RareNoise)
jazz microtonale, etno, fusion

Progetto dalle infinite accezioni culturali, quello di Giorgi Mikadze: ricco di valenze artistiche sia dal punto di vista tecnico che antropologico, forgiato con sapienza artigianale con la collaborazione dell’esperto chitarrista David "Fuze" Fiuczynski, abile innovatore e sagace conoscitore della musica microtonale, e con l’apporto ritmico del bassista di origine greca Panagiotis Andreou (Now vs. Now, Mulatu Astatke) e del batterista Sean Wright (Musiq Soulchild, Taeyang).

Due fronti strutturali e culturali sono alla base di “Georgian Microjamz” e dell’insolita commistione di jazz, elettronica e musica etnica. Da un lato l’utilizzo di un MIDI 2.0, protocollo per la riproduzione e programmazione di musica su computer, sintetizzatori e dispositivi elettronici che ha espanso notevolmente le potenzialità del già noto MIDI 1.0. con modifiche che consentono un approccio al digitale più simile all’analogico, con toni e gamme affini a quelle degli strumenti acustici e infinite possibilità di destrutturazione del suono. Sull’altro versante, l’elemento-chiave è una delle prime tradizioni polifoniche del mondo, ovvero la musica folk tradizionale georgiana, poco nota anche ai cultori di world music e che in “Georgian Microjamz” è affidata alla presenza del coro georgiano Ensemble Basiani.

Sono solo tre i canti tradizionali assorbiti nel peculiare jazz microtonale di Giorgi Mikadze, ovvero le dolenti e minimali “Mirangula (Interlude)” e “Gurian Lullaby (Interlude)” e l’affascinante brano corale “Lazhghvash”, uno dei momenti più intensi e magici dell’album, graziato dalla presenza dell’Ensemble Basiani.
La musica popolare georgiana è comunque alla base di molte intuizioni del disco, a partire dalla profonda spiritualità del canto a più voci di “Metivuri (Prelude)”, fino alla struggente performance della cantante nonché etnomusicologa Nana Valishvili, alla cui voce è affidato il lamento funebre per le vittime del conflitto militare del 2008 tra Russia e Georgia, scandito da una melodia alla Robert Wyatt e da aspri riff chitarristici che si evolvono verso un atonale psych-rock.
Le restanti tracce sono caratterizzate da un’atipica fusion jazz, quella che incornicia le fughe strumentali di “Dumba Damba”, la sofisticata trama jazz-rock di “Elesa” e l’esotico e trasversale jazz-blues di “Kartlos Blues”.

Album non facile e anomalo, “Georgian Microjamz” è un altro piacevole incidente per i cultori delle moderne metamorfosi della musica jazz, reso particolarmente affascinante e interessante dal singolare connubio tra tradizione e innovazione tecnologica. 

22/12/2020

Tracklist

  1. Metivuri (Prelude)
  2. Dumba Damba
  3. Shedzakhili (Interlude)
  4. Elesa
  5. Mirangula (Interlude)
  6. Moaning
  7. Racha (Interlude)
  8. Maglonia
  9. Gelati (Interlude)
  10. Kartlos Blues
  11. Gurian Lullaby (Interlude)
  12. Lazhghvash
  13. Tseruli




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