Sono lo spartiacque, sono la Trauermarsch
Stando a recenti dichiarazioni, nemmeno Giorgio Quarzo Guarascio sa chi sia Tutti Fenomeni. Sicuramente ha le idee più chiare su come vuole che il progetto suoni, e infatti si è affidato a
Niccolò Contessa: il disco d'esordio "Merce Funebre" esce per 42 Records ed è prodotto dal leader de
I Cani. L'esito di tale scelta si sente, ma non è un demerito, anzi: Tutti Fenomeni si stacca definitivamente dai primi trascurabili passi solisti siglati Skamarcho e le collaborazioni con i Tauro Boys (il fronte più "romantico" della trap), per far sbocciare appieno gli interessanti tratti peculiari delineati col nuovo
moniker intravisti in "Colazione a Cortina" e "Per quanto ti amo", prodotte da Close Listen.
Svolta necessaria poiché il ventiquattrenne di Monteverde non aveva molto da spartire con la scena dei colleghi trapper: faccia borghese di Roma Nord, troppo intellettuale, assente sui social e da ogni
dissing, e troppo bravo con le parole per rimanere impelagato in quel mondo. Supervisionato nella parte musicale da Contessa. Le basi per un'uscita interessante ci sono tutte.
La "Marcia Funebre" introduttiva (titolo italiano di "Trauermarsch", brano conclusivo, a indicare una chiusura circolare) è l'eco distorto di quella
chopiniana, anticamera della prima
hit dell'opera: "Valori Aggiunti". Ecco i tratti distintivi di Tutti Fenomeni: capacità di scrittura caustica ed elaborata, non di primo impatto ma comunque piena di frasi incisive capaci di conficcarsi nella testa e nei timpani.
Guarascio non canta, parla nella maniera più musicale possibile, assecondando i versi e facendosi scortare degnamente dall'ottimo involucro sonoro: basti sentire il trascinante finale. Non manca un citazionismo spinto: l'eco di "Enjoy The Silence" dei
Depeche Mode (omaggiati anche nel video) e la citazione alla
Dark Polo Gang. Alto e basso che di più non si può.
"Metabolismo" è l'altro pezzo forte: un
nonsense ancora più smaccato finalizzato alla frase
catchy, il tutto impastato con po' di tedesco. Un mix impensabile per molti, ma non per l'autore romano. "Mogol" è più lenta, palesa l'amore per il calcio e contiene una frase
cult di "Merce Funebre": "Io quando mi impicco penso positivo, che prima o poi la corda si spezza, e il giorno continua, almeno dal punto di vista culturale l'Italia è già fallita". "Reykjavik" è il passaggio più dance e sbarazzino, mentre in "Diabolik" si sente come non mai la presenza de I Cani.
Arrivati a metà ascolto, "Hikmet" rallenta troppo: ci si riprende con la "Filosofia" (ovvero gli studi fatti da Guarascio) applicata a Jovanotti e l'irrefrenabile "Marcel", dal ritornello perfetto e i bassi persistenti. La mezz'ora si chiude bene con il distico "Qualcuno che si esplode" - altro cocktail linguistico al gusto synth-pop - e la sopracitata "Trauermarsch", dove la citazione classica torna deformando a potenti colpi di basso la marcia alla turca di Mozart.
Dall'"Era del Cinghiale Bianco" a quella dell'"Agnello Bianco", sfruttando sia la copertina sia il paragone con il compositore siciliano spesso accostato a Tutti Fenomeni, definito un
Battiato ai tempi della trap (anche se l'unico paragone da fare non è tanto con i Pop X, quanto con il primo Tricarico). Scomodare certi mostri sacri è eccessivo e precoce: siamo davanti al bel potenziale di una giovane voce, vediamo se dalla merce funebre nasceranno ulteriori fiori.
06/02/2020