Il cantautore italo-albanese, raffinato esteta di tematiche esistenziali strutturate su schemi pop lineari, ben narrate e tecnicamente ineccepibili, prova a sondare territori meno abituali e grazie ad alcuni espatri verso sonorità più incisive confeziona un album godibile, seppur privo di picchi da far strabuzzare gli occhi.
Si accenna al synth-pop in "Stelle cadenti", volta alla descrizione di un sentimento ormai ai titoli di coda, per passare agli sciolti ritmi cadenzati di "Uno" e "Un altro sole", ma è nel tirato funky elettro-pop di "No Satisfaction" - primo singolo apripista nel quale si ragiona sui sogni disillusi della nuova generazione - che il risultato si fa maggiormente apprezzare, riportando ai ritmi pop-rock del periodo dei La Fame di Camilla, suo iniziale progetto artistico.
Ma sono le iniziative più tradizionali dove, per ora, il talento continua a emergere con più ordine. Il brano sanremese "Un milione di cose da dirti" è dotato della pulizia e della qualità che ne hanno sempre contraddistinto la sua porzione di carriera solista, mediante una precisa modulazione e quel peculiare procedimento che lo porta a sollevare la melodia per scatenarne l'ampiezza vocale e accompagnarla verso un fading pulito e uniforme.
La modernità stilistica espressa nella ballata "Non bastano le mani" non avrebbe sfigurato sul palco del Festival, grazie all'eleganza delle note di pianoforte interrotte dal veemente e sofferto ritornello: "Che forse non c'è un'altra occasione/ Per fare di me un codardo feroce/ L'amore perché non se ne va via da sé?" e nemmeno nel messaggio che l'amore alla fine batte ogni maledizione tracciato nell'intensa "Un po' di pace".
Al centro di "Sara e Nina" sono le difficoltà nel vivere un adolescenziale rapporto Lgbt e le difficoltà di farlo accettare a chi sta intorno: "La felicità non te la posso garantire/ Ma la tristezza te la posso risparmiare", mentre ne "Gli invisibili" vengono portati agli onori coloro che stanno spesso ai margini: "Siamo gli ultimi ci vedi sullo sfondo/ Siamo gli invisibili che salveranno il mondo", laddove è necessario porsi qualche domanda quando si tende a perseverare nel vivere da ragazzini se l'età non è più conforme ("Vita da fenomeni").
"Tribù urbana" conferma l'indiscutibile talento di Meta, figura artistica completa e abile nel trasporre in versi svariati pensieri con rara metrica e poetica comunicativa, sulla quale iniziano finalmente a scorgersi barlumi d'arrangiamenti più impavidi che arricchiscono le sottili sfaccettature della sua proposta.
(19/03/2021)