bar italia - bedhead

2022 (World Music)
slacker-rock, experimental-indie-pop, lo-fi

Super-obliqui, misteriosi, no, anzi, i nomi sono noti, forse. La voce femminile è italiana, di professione farebbe (ma il condizionale è d'obbligo) la nutrizionista, si chiama Nina Cristante. Romana di nascita, trasferitasi da anni a Londra, dove ha incontrato i due compagni di viaggio Jezmi Tarik e Sam Fenton (sui nomi ci riserviamo il beneficio d'inventario), che in coppia si presentano come Double Virgo. Promozione zero, voglia matta di restare anonimi, emulando le gesta - pensiamo al nome più eclatante - dei concittadini Sault. Ma a differenza del collettivo guidato da Inflo, i bar italia (mi raccomando, tutto minuscolo) si fanno vedere in viso, programmano date live, e sta suscitando particolare curiosità la sortita iberica fissata in occasione del prossimo Primavera Sound Festival.

Il nome della band potrebbe provenire dal titolo di una canzone dei Pulp, o forse da un locale di Soho, o entrambi, chissà, tanto son tutte illazioni, congetture, i tre protagonisti non hanno rilasciato alcuna dichiarazione in proposito. Per loro parla la musica che stanno producendo, fedele a una stralunata estetica lo-fi.
"bedhead" (tutto minuscolo eh!) è il loro secondo album, tredici tracce che si consumano in meno di 22 minuti, suonate dal punto di vista di chi non vuole neanche perderci troppo tempo. Se siete stati adolescenti negli anni Novanta, andrete matti per queste canzonette assolutamente sbilenche: ascoltate un po' "Wedding latest" (qui la W è data per maiuscola...), un trionfo di utensili casalinghi e strumenti scordati, una meraviglia ipnagogica.

I bar italia quando non sanno come chiudere una canzone, molto semplicemente la interrompono, così, all'improvviso, anche dopo soli cinquanta secondi. Senza starci troppo a pensar su. E quando il disco arriva alla fine, e non ci mette poi tanto, ne vorresti ascoltare ancora, per capire fin dove... fin dove cosa non riesci neanche a capirlo più... Ah, in "letting go makes it stay" (rigorosamente minuscolo, mi raccomando) c'è l'ospitata di Mica Levi, ma siccome dopo meno di un paio di minuti si rompono il cazzo, tagliano di netto per lasciar spazio ai vocalizzi di "djent", con contorno di qualche tipo di strumento a fiato.
In "Killer instinct" cantano il testo di "Boys Don't Cry" dei Cure su una base assurda, poi un'idea mezza dadaista chiude i giochi con "dao jones", genialata di titolo, tutto minuscolo, tanto per chiudere con coerenza un disco illuminante. Ne vogliamo ancora!

05/03/2023

Tracklist

  1. Bachelorette
  2. angels
  3. Lahey drunsfeld
  4. itv2
  5. rage quit
  6. Wedding latest
  7. tenet
  8. letting go makes it stay
  9. djent
  10. No Holy Hell
  11. Arena
  12. Killer instinct
  13. dao jones

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