A cinque anni dal debutto “Monomania”, il duo beneventano formato da Alessio Del Donno (voce, chitarra elettrica, drum machine, groove box, rumori/effetti) e Daniele Pescatore (sintetizzatori, tastiere, sequencer, effetti) torna in pista con un disco che, nel confermare la formula electro-punk-noise-industrial-shitgaze del suo predecessore, ne delimita meglio i confini, regalandoci una manciata di brani fedeli a una “sovversione senza intellettualismo”, a “un dadaismo sonoro in cui domina il potere della corrente”, per dirla con le loro stesse parole. A tenere insieme queste tredici tracce è una “ironia nera”, l’unica che può rendere conto di un mondo sempre più incomprensibile o, almeno, tale per tutti quelli che guardano il dito, evitando di prestare attenzione allo spettacolo abbacinante della luna.
Quelle di “Failin’ Gods” (“disco autoprodotto e autoconfezionato”) sono piccole partiture per sonorizzare universi instabili, dove lo spirito anarchico della San Francisco sotterranea di fine anni Settanta convive con il desiderio di trasformare l’ansia dei nostri giorni in energia da scaricare in danze androidi (“Killing Social Mood”, “Sounds Good”), quando non sudicie e malsane (“Sweat”), in dissolutezze dissonanti che i synth trasformano in giochini surreali (“Declaration”), in deliranti ricognizioni che riescono a barcamenarsi senza problemi tra il piacere stordente del beat e l’estasi di un misticismo digitalizzato (“CUNTinuous Annoyances”).
Quando l’astrazione conquista il centro del palcoscenico, ecco fuoriuscire dalle casse divagazioni quali “Cosmological Problem Of A Grown Monkey” e “Twist Your Gaze Twice And Reverse It While Learning To Read”.
Tra brani in cui è l’impatto percussivo a farla da padrone (“Cybergoat”) e altri in cui domina invece la volontà di trasformare il connubio di beat e rumori assortiti in un circolo ipnotico (“Shame Talking”), quando non in psicodrammi striscianti (“Bad Wax”), “Failin’ Gods” corre verso l’ultimo solco al ritmo indiavolato della sovraeccitata “Head Back”, prima che “@#%&/$!?” ci ricordi che il disco è finito.
Il consiglio è quello di appuntarvi il nome dei Faintin’ Goats e di non perderli di vista.
04/09/2022