Tuttavia, a ben ascoltare questa terza fatica delle due, la maturità raggiunta nel manipolare linguaggi sonori ben radicati (il dance-pop nella prima parte del lavoro e il dream-pop nella seconda), unita a testi profondi e sinceri, spazza via, almeno parzialmente, il disappunto.
Al centro lirico del progetto troviamo ancora una volta la relazione tra le colleghe cantanti e polistrumentiste Walton e Hollingworth. Del resto, amiche sin dall'infanzia, è già dal primo disco (intitolato per l'appunto "I, Gemini"), che le due si considerano una sorta di coppia di gemelle mancate. Questa volta tutto però si fa più analitico e a tratti cupo. Riposti i toni fanciulleschi dei primi tempi, le ormai ventitreenni riflettono di canzone in canzone su quanto e come il tempo abbia influito sul loro rapporto. Da questo punto di vista, il brano più interessante è quello posto in chiusura, nonché title track, che vede le due cantanti alternarsi e raccontare, proprio come in una seduta psicanalitica, la propria versione.
Il brano suggella una seconda parte di disco trasognata e lenta, che vede brani veri e propri alternarsi a intermezzi pittoreschi. Mentre "Sunday" illustra il duo alle prese con un dream-pop piuttosto ordinario, "Strange Conversations" porta le ragazze in un inedito scenario di folk orchestrale.
È di ben altra pasta invece la prima parte del disco, che potremmo definire come una birbante cavalcata dance pop con il santino di Moroder nel taschino del gilet. Si comincia infatti con i fuochi d'artificio (presenti anche sotto forma di campionamento in "Happy New Year") dance, per poi intingere i synth in una melassa di aromi orientali ("Levitation") e rendere omaggio ai Blondie ("Watching You Go").
Le canzoni più interessanti sono però quelle che chiudono la prima sezione, "Hall Of Mirrors", con il suo rigoglioso finale per ottoni, ma soprattutto l'esotica "Insect Loop", una specie di irresistibile europop con i sintetizzatori malinconici e malconci.
(17/04/2022)