Il mio primo, indiretto ricordo di Claudio Coccoluto risale al 1985. Ero ancora troppo piccolo per seguire i neo-maggiorenni del mio quartiere che ogni weekend riempivano due o tre macchine per recarsi da Latina a Formia, un'ora e mezza in direzione Sud, perché lì c’era il Seven Up, una delle discoteche di riferimento di tutto il Centro Italia. In consolle spesso c'era lui, ne sentivo parlare pur ignorandone sia l'aspetto fisico che le capacità tecniche, almeno fino a quando qualche preziosa cassettina finì nel mio stereo. Il Seven Up venne completamente distrutto da un incendio il 3 agosto di quell'anno, in circostanze mai del tutto chiarite, evento che non arrestò certo l’ascesa di Claudio: negli anni successivi divenne prima un’insostituibile colonna delle frenetiche notti romane anni Ottanta, poi uno dei dj italiani più autorevoli e ricercati, arrivando col tempo a mettere i dischi nei più importanti club di tutto il mondo. Lo incrociai spesso al Goa, discoteca-istituzione della Capitale, dove aveva fatto confluire molte delle sue idee, e di nuovo all’Amnesia di Ibiza, luogo culto dove animava uno dei party che più ci rendeva orgogliosi, “Made In Italy”, ritagliato su misura per i giusti del pubblico italiano.
Nel 2007 Coccoluto pubblicò anche un libro, “Io, Dj”, e sempre più spesso lo si rintracciava come credibilissimo ospite intento a mettere a disposizione del pubblico esperienza e conoscenze in tanti documentari a tema musicale, non necessariamente legati alla scena elettronica. Classe 1962, nel 2021 ci lasciava per sempre a soli 59 anni, un vuoto incolmabile non soltanto per i fan, ma ancor più per i tanti colleghi e addetti ai lavori che lo adoravano. “Cocco”, come affettuosamente si faceva chiamare, era amato e rispettato, e trascorsi due anni dalla sua dipartita, sono in molti oggi a lamentare come la sua figura si stia già poco a poco dimenticando. A riaccendere il fuoco provvede il figlio, Gianmaria, che ha completato una serie di tracce musicali (tutte strumentali, eccetto le linee vocali presenti su "Turn Your World") che Claudio aveva concepito e messo da parte nel corso degli anni.
Composto in periodi diversi della propria carriera, in prevalenza dal 2006 in poi, il primo disco di Claudio Coccoluto raccoglie le tante influenze assorbite da ascoltatore curioso, trasversale, testimonianza di una competenza che andava ben oltre il materiale utilizzato per gli acclamati dj-set. Un eclettismo che da sempre ha contraddistinto le scelte del Coccoluto dj, producer e compositore, e che in “Trip” emerge con forza.
Se è un morbido arpeggio di chitarra a caratterizzare le tracce gemelle che aprono e chiudono la raccolta “Carillontron”, le restanti dieci canzoni esplorano il mondo dell’elettronica in maniera personale, racchiudendo l'universo compositivo dell’autore, in uno spettro sonoro che attinge tanto dal funky degli anni Settanta (che si cela ad esempio dietro le vorticose spire di “Groovissimo”) quanto dalla house e da una techno mai priva di elementi melodici, tipiche dei Novanta e seguenti (“Do It Without Thinhkin’” ne rappresenta un'ottima sintesi), fino a inglobare vaghe rifrazioni esotiche ("Bossa de Coco"), ritmiche spezzettate e stili che stanno caratterizzando gli anni più recenti ("Stop" e "Western Roots" si impongono fra i frangenti più riusciti).
Disponibile in tutti gli store digitali, “Trip” è stato distribuito anche in formato picture disc e in una limitata edizione in musicassetta, come si faceva una volta, cento copie in tutto. Un lavoro che rappresenta il miglior omaggio possibile alla figura e alla carriera di Claudio, e al tempo stesso la celebrazione del valore artistico della sua musica, rimasta per gran parte finora inedita. L’opera del figlio, coadiuvato in sede di produzione da Sergio Cerruti, evita il rischio di perdere per sempre tutta questa creatività, imprigionata in un hard disk che rapidamente sarebbe divenuto inutilizzabile. Un passaggio di consegne generazionale che non si conclude certo qui: c’è un progetto più ampio, denominato “Infinito”, una serie di release che raccoglieranno l’eredità delle registrazioni lasciate da “Cocco”, che saranno pubblicate nei prossimi anni per mantenere vivo il ricordo della persona, dell’artista e del contributo che ha apportato al panorama elettronico internazionale.
07/03/2023