Un titolo intricato, per rappresentare un'amara constatazione: il tempo ci scivola via fra le mani, inesorabile, scorre beffardo, e da un certo punto in poi per qualsiasi essere umano esiste più passato che futuro. Indietro non si può tornare, e giunge prima o poi il momento di stilare bilanci, scorgere i rimpianti, riconoscere le sconfitte. La forza di combattere non è più quella di una volta, un velo di lacerante tristezza rende le giornate cupe e dolenti. E il periodo pandemico non ha certo aiutato ad alleviare queste sensazioni, anzi, ha alimentato malessere e solitudine. In "All That Was East Is West Of Me Now", il Premio Oscar Glen Hansard ci parla soprattutto di questi temi.
Al cantautore irlandese è da sempre riconosciuto un talento innato nella composizione di brani morbidi ma al contempo densi di rabbia, in grado di provocare brividi sottopelle, e Glen colpisce nel segno anche questa volta, al quinto album solista in undici anni, senza considerare quelli confezionati in precedenza con i Frames e gli Swell Season, più le tante collaborazioni, i palchi condivisi con l'amico Eddie Vedder, le determinanti apparizioni sul piccolo e sul grande schermo. Quando parte la dolcissima "Sure As The Rain" è impossibile non restare accecati da tanta classe: andatura in valzer, voce in odore di Cohen, declinata in parte in francese, supportata dalla grandeur impressa dall'intervento degli archi.
L'album decolla subito, trascinato da un piglio inaspettatamente "rock", già nell'iniziale "The Feast Of St. John" (con ospite Warren Ellis al violino), ma ancor più nella successiva "Down On Our Knees", una delle migliori cavalcate elettriche mai incise da Hansard. La matrice cantautorale non tarda a farsi spazio, nella folk-oriented song "There's No Mountain" (dove l'autore indossa il vestito buono di James Taylor) e in corrispondenza della doppietta "Between Us There Is Music"/ "Ghost", che schiaccia la parte centrale del disco verso un mood più meditativo, colpevole a tratti di appiattirne l'ascolto.
Glen ne esce con eleganza grazie al ritmo di "Bearing Witness", appena prima di far calare il sipario con la malinconica introspezione espressa nell'epico crescendo di "Short Life" e affidare i titoli di coda alla brevissima strumentale "Reprise".
20/10/2023