Can I get a taste? Pussy purrin'
What ya' servin', now what you servin', sexy girl?
Il piacere nella sua accezione più ampia regna nelle quattordici canzoni di "The Age Of Pleasure", quarto disco (se non si considera l'interdetto "The Audition") di
Janelle Monáe, a cinque anni dall'onerosissimo "
Dirty Computer". Un ritorno che segue gli impegni della cantautrice soul/funky del Missouri come attrice per le pellicole di Kasi Lemmons, Julie Taymor e Rian Johnson, il richiamo filantropico per le tematiche sociali più disparate e le roboanti
performance hollywoodiane. Gli ultimi cinque anni sono stati quindi a dir poco intensi per Janelle, che ha di fatto chiuso a chiave lo studio di registrazione per cimentarsi in tutt'altro.
"The Age Of Pleasure" si presenta dunque con il suo bel carico di attese. E non potrebbe essere diversamente, visti anche gli ospiti in ballo come, tra gli altri,
Grace Jones, chiamata in causa però per pochissimo tempo nell'interludio "Oooh La La", e
Seun Kuti, presente invece in due brani. Ed è proprio quest'ultimo con i suoi Egypt 80 ad accompagnare ai fiati la Monáe nel primo singolo: "Float". È una canzone appunto fluttuante, con la band nigeriana a rallegrare senza strafare troppo. Janelle glorifica la sua "età dell’oro", tra epifanie da Tiffany ed energie da proteggere. Si sente leggera come una piuma e abbraccia anche il mito di Muhammad Alì.
"Champagne Shit" prosegue poi alla stessa maniera, ed esalta con ironia uno stato d'animo che è di allegria e fiducia totale nei propri mezzi, visti i notevoli traguardi.
Janelle indossa così i panni del giullare per il suo nuovo musical
multicolor. Non ci sono però solo coriandoli e festoni: "The Age Of Pleasure" offre sul "piatto" in primis il piacere della carne. È un erotismo pansessuale, che spunta in tracce ardite come "Phenomenal", con la rapper californiana Doechii in escandescenza, o nella più scontata "Lipstick Lover", la cui aurea gospel è tipica della musica della Monáe. Mentre la produzione del fidato Nate "Rocket" Wonder ambisce ancora una volta all'opera
broadwayana, traslata però su qualche atollo oceanico, tra percussioni reggae, trame elettriche, chitarre gitane, lampi al synth e bassi soffusi.
"The Age Of Pleasure" pulsa a luci basse negli episodi più riusciti, come "The Rush", con le "coriste" Nia Long e Amaarae che danno vita a una danza latina parecchio ammaliante. Si prenda poi da esempio anche la balearica "Water Slide", che sembra uscita proprio dalla piscina in cui Janelle si è tuffata per lo scatto in copertina, lasciandosi immortalare raggiante tra le gambe dei suoi conviviali.
Le canzoni di "The Age Of Pleasure" sono piccoli momenti di gioia, eccezion fatta per la più cupa "Know Better", che comunque non lascia alcun segno al suo passaggio, dato il consueto armamentario di fiati e passettini
calienti. C'è di certo tanto reggae in salsa soul in questo nuovo disco della Monáe, che si chiude con una goccia di malinconia utile per una notte in riva al mare al chiaro di luna ("A Dry Red"). Un album in buona sostanza meno trascinante degli altri, concepito per una festa privata in cui sciogliersi ma senza esplodere alcun fuoco d'artificio. E in fin dei conti va anche bene così.
23/09/2023