Alan Lamb, classse 1944, è un musicista e medico australiano. Nonostante sia fondamentalmente sconosciuto, non è erroneo dire che nella musica che nasce dalle registrazioni sul campo (field recording) sia un pioniere assoluto, oltre uno dei più coerenti filosofi del suono. Sappiamo che tutto può emettere un suono e che ogni cosa in natura ha, potremmo dire, una sua musica interiore. Lo sapeva benissimo John Cage, che con la sua opera provocatoria “4.33” voleva proprio far emergere i suoni irripetibili creati involontariamente dagli spettatori in un teatro. Ma l’opera di Cage era ovviamente non amplificata, a differenza del field recording, capace di far emergere i suoni o la musica creati da ambienti, paesaggi e persino oggetti differenti, permettendo di percepire ciò che in natura sarebbe inudibile.
Lawrence English ha il merito - insieme all’etichetta Room40 - di far riemergere dall’oblio alcune registrazioni degli anni 80 di Alan Lamb. La ristampa di “Night Passage” ha quindi un valore storico non indifferente e consente di far scoprire a un pubblico più vasto una delle intuizioni più bizzarre della storia della musica contemporanea.
Ci racconta Alan Lamb di aver vissuto la sua infanzia in campagna vicino Perth e che a volte la sua tata, quando lui aveva appena cinque anni, lo invitava ad appoggiare l'orecchio ai pali del telefono per "sentire il suono che faceva il mondo". I suoni che si sentivano erano una serie di ronzii con lunghi bordoni che a un bambino dovevano sembrare qualcosa di assolutamente alieno. Da qui nasce la sua ossessione per la “musica dei fili” (come si evince dalla cover) che si concretizza verso il 1974 quando crea una serie di dispositivi capaci di amplificare il suono dei fili della rete elettrica o del telefono, suoni che cambiavano continuamente in base alla temperatura, alle condizioni meteorologiche (ad esempio con il vento) e a tanti altri fattori che Lamb cercava di scoprire.
“Night Passage” è il frutto di questa idea, delle registrazioni che Lamb ha effettuato in Australia, Scozia e Stati Uniti , per ottenere suoni sempre differenti. I venticinque minuti di questa che potremmo definire una composizione (nel senso che Lamb fa una selezione di circa quaranta ore di registrazione, quindi scegliendo i suoni e dandone una interpretazione personale) risultano particolarmente estranianti, ma allo stesso tempo vitali. Questi suoni alieni prodotti da oggetti inanimati fanno comprendere quanto di vitale ci sia in ogni elemento della natura e nelle forze della fisica (in questo caso il passaggio della corrente elettrica).
Le due composizioni successive “Last Anzac” e “Meditation On Spring 8” sono entrambe di dodici minuti. La prima è assimilabile alla musica ambient, mentre la seconda fa percepire delle vibrazioni che sembrano ricordare quasi atmosfere da mantra indiano. Bizzarro e incredibile come sia possibile ottenere questi suoni in determinate condizioni. Alan Lamb si pone quindi come pioniere della musica d'avanguardia nel settore del field recording al pari dei più celebri esperimenti di Alvin Lucier. Se questa sia musica o filosofia, ognuno potrà valutarlo. Di certo vi è qualcosa di sublime del portare ai nostri sensi ciò che in natura è nascosto e inudibile.
15/11/2024