I don't need no weed, I don't need no liquor
I just wanna keep grind-grindin' on my nigga
Whatever's on his leg, good God, it's gettin' thicker
It's gettin' thicker
Basterebbero alcuni versi di “Damn Gloves”, singolo che Josiah Wise, in arte serpentwihfeet, canta insieme al fidato Ty Dolla $ign e Yanga YaYa, per intendere quante pagine abbia deciso incontrovertibilmente di aprire dal proprio diario di bordo.
Il terzo album di Wise si discosta dai precedenti fin da subito, mostrandosi in egual misura tanto più leggero nei ritmi e nelle soluzioni adottate, quanto a tratti più denso sul piano narrativo.
“GRIP” è innanzitutto un disco che potrebbe (giustamente) far storcere il naso ai fan di serpentwithfeet della prima ora, sia per la presenza di alcuni passaggi, a prescindere da ogni parallelo, davvero poco azzeccati, come “Rum/Throwback” che sembra uscita da una sessione di Post Malone, o la mielosa serenata all’alba in scia r’n’b di “Lucky Me”, sia per il poco trasformismo insito nelle sfumature, che rendono stantia nel complesso l’intera produzione.
Tuttavia, ci sono alcuni momenti che regalano il “vecchio” Wise, quantomeno ne restituiscono la verve melodica. A cominciare dalla caliente ballata “Safe World” e soprattutto da “Hummin’”, canzone che quasi rievoca Jamie Woon, il che è sempre un gran bene.
Certo, Wise a questo giro esplora poco il suono e tende a soffermarsi parecchio sulla scrittura, regalando all’ascoltatore aneddoti, desideri e sogni realizzati di un amore mai domo. E’ una scelta da prendere o lasciare, al netto dei momenti stanchi. Insomma, “Grip” è un album risolto a metà, con le sue fottute ombre e le sue piacevoli luci.
10/03/2024