And when I die, no one will care
Still hear the laughter in the air
It's not about if I fought fair
It's who I leave with my despair
Su Spotify si descrive come “Mutant cybergrind from the sewers of Philadelphia”, ed è già un ottimo biglietto da visita. Attivo dal 2010, questo rabbioso progetto che unisce estremismo metal, suoni di videogame a 8-bit e spirito grindcore ha disseminato Ep, singoli e album, rimanendo totalmente underground e spesso proponendo fusioni impossibili da descrivere. Dietro all’accattivante nome si nasconde il solo Cory Swope, attraversato da inesauribile energia, un malsano senso dell’ironia e tanta passione per la violenza sonora.
Dall’album “I Will Destroy You, Myself, And Everything I've Ever Loved.” (2020), pubblicato sette anni dopo il precedente “Bridge Burner” (2013), gli aspetti più amatoriali della sua musica hanno lasciato il posto a un montaggio sonoro estremamente denso e dettagliato, con elementi melodici inediti, arrangiamenti stratificati, grandinate di effetti disorientanti. In particolare, il lavoro di produzione e post-produzione è diventato incredibilmente complesso, al fine di assemblare una selva di suoni e di sound in una musica tentacolare e imprevedibile, attraversata da visioni distopiche, incubi psicotici, un substrato emotivo e un sempre presente senso dell’umorismo. “Die Laughing.” (2024, con titolo significativo) porta a compimento questa maturazione, proponendo in 30 minuti e 16 brani una sintesi apparentemente impossibile tra chiptune, metalcore e cybergrind.
Montata la tensione con “The Fool”, “Party All The Time” segna il vero inizio del giro a velocità folle sull'ottovolante: mitragliate supersoniche, schegge impazzite di elettronica distorta e accelerata, catastrofici breakdown metalcore. L'ancora più furiosa “Bastard Spelled Backwards”, con momenti d’intensità estrema, e l’irrequieta mutevolezza di “Heads I Win, Tales You Love, You Are My Sunshine” sono esplosioni che assalgono l’ascoltatore senza pietà, tempeste che nel giro di qualche decina di secondi accatastano un campionario spaventoso di ultraviolenza grindcore e metal.
Rischiarato l’arrangiamento al centro di “RBG Gaming Guillotine”, esponendo un lato più emotivo e persino malinconico, l’album prosegue la sua azione di annientamento dei timpani e iperstimolazione uditiva allargando a suoni che si concedono anche frangenti meno torrenziali, con citazioni djent, industrial-metal e dark-ambient, arrivando persino a un hardcore-punk digitale in “Pur Your Glasses On, Nothing Can Be Wrong”, che prevedibilmente esplode nel finale.
Quando si ritorna al cybergrind con “Does Barcode Man Believe In God?”, con la folle velocità dei Discordance Axis e un uso scellerato dei cambi di velocità, la tensione trova il suo compimento in uno dei brani più estremi che si possano immaginare.
Chiaramente adatto solo a chi è un cerca di emozioni davvero forti, “Die Laughing.”, se ascoltato al volume nocivo che richiede, può funzionare come efficace scacciapensieri: una carica esplosiva che spazza via tutto, inchiodando per mezz'ora l’ascoltatore al centro di un bombardamento fisico e psicologico. In un campo tanto ristretto come quello del cybergrind, o anche quello appena più vasto del grindcore, è un esempio di come si possa essere creativi senza rinunciare al proprio irriducibile estremismo.
14/03/2024