Quello che lega Andrea Laszlo de Simone alla Francia è un legame che si è venuto sviluppando lungo coordinate in gran parte spontanee. Non c’è neanche da soffermarsi a indagare sulle ragioni di una tale “corrispondenza d’amorosi sensi”. Canzoni come “Conchiglie”, o “Dal giorno in cui sei nato tu” hanno conquistato il cuore dei francesi col loro modo schivo, puro, disarmante di esprimere un’ampia tavolozza del sentire, felicità compresa. E così anche la colonna sonora del film “Il Regno animale”, da poco presentato in anteprima italiana nazionale al Palazzo del Cinema Anteo di Milano, vede De Simone collaborare con uno dei nomi di punta del cinema francese di ultima generazione, il regista e sceneggiatore Thomas Cailley.
Dopo l’incensatissimo “Les Combattants” (uscito in Italia col titolo “The Fighters - Addestramento di vita”), Premio César 2015 come migliore opera prima, Cailley è tornato finalmente a cimentarsi con una regia cinematografica. Il film ha aperto la sezione Un Certain Regard del 76° Festival di Cannes e anche in questa occasione il consenso raccolto al premio César è stato notevole. Per essere più precisi, la pellicola, con le sue 12 nomination, è stata quella con più candidature in assoluto nella prestigiosa vetrina. Il risultato finale non è stato questa volta all’altezza delle legittime aspettative, nonostante la grande bravura della giovane promessa Paul Kircher e quella appena più calligrafica della star transalpine Romain Duris e Adèle Exarchopoulos, e nonostante l’immane impegno creativo e concettuale dello stesso Cailley. “Le Règne animal” ha dovuto vedersela con una macchina da guerra come “Anatomia di una caduta”, per certi versi meno coraggioso, ma sostanzialmente privo di difetti e perfettamente soppesato per un successo internazionale, che si è infatti puntualmente verificato.
A “Le Règne animal” è però andato proprio l’ambito premio per la migliore colonna sonora, e a giusta ragione, perché si tratta di una partitura di grande pregio. Anche se le musiche sono disponibili dallo scorso autunno sia sulle piattaforme digitali, sia su supporto fisico (in Italia per 42 Records e nel resto del mondo per Ekleroshock), è l’ascolto in simultanea con le immagini a rivelarne tutto il fascino e l’intensità. Le immagini scorrono e una piccola orchestra di archi, strumenti a fiato e voci, sostenuta da tastiere di sapore vagamente kraut, dà vita ad una sorta di esperienza sensoriale. Natura nella natura. L’autore deve aver lavorato totalmente a servizio della pellicola, per sottrazione, alla ricerca dell’innocenza primigenia dell’ispirazione e del racconto.
“Il Regno animale”, che uscirà nelle sale italiane il 13 giugno, è un film visionario, ambizioso, denso di significati. Vi si intrecciano grammatiche differenti, che vanno dal fantasy al dramma e passano con disinvoltura dai ritmi incalzanti del thriller a quelli insistiti dell’introspezione. Il sottotesto filosofico della necessità ineluttabile, al contempo spaventosa e liberatoria, di una regressione, quasi metamorfica, dell’umanità allo stadio animale si intreccia col linguaggio teso della visceralità espressiva. Ne scaturisce una narrazione sbilanciata, imperfetta, continuamente esposta al rischio della sovrabbondanza, a cominciare dai suoi 128 minuti di durata.
La musica di Andrea Laszlo Simone, presente e applauditissimo in sala in occasione dell’anteprima, dischiude scenari emotivi coinvolgenti, ingrandisce la verde ampiezza degli esterni, accentua lo spessore degli sguardi. E così il regno animale prende forma, capace di parlare all’inconscio di ciascuno e al noi collettivo che si spera possa ancora scaturirne.