Autore: Antonio Lo Giudice
Titolo: Da Satana All'Iperuranio
Editore: Crac Edizioni
Pagine: 228
Prezzo: Euro 15,00
Antonio Lo Giudice gioca sin da subito con il lettore, basta leggere la presentazione che trovate sul suo libro: si descrive come un eroe degno di una sagra epica di quelle di cui la storia del metal è costellata. In realtà, però, l'autore messinese, cresciuto nei pressi di Bassano del Grappa e al momento di stanza a Treviso, collabora da anni con le riviste Sound and Vision e con OndaRock, per la quale ha scritto, fra le
tante altre cose, un lungo approfondimento sul
black-metal.
Proprio a partire dai 30 titoli consigliati in quell'articolo nasce questo libro, che espande i numero degli album analizzati fino al totale di 101 riportato in copertina. Così facendo, si trova lo spazio per raccontare, tassello dopo tassello, un mondo dove sperimentazione e kitsch, metafisica e ironia si fondono e si alternano. Dagli albori indimenticabili dei
Venom, passando per i
Bathory, la scena norvegese e le numerose sperimentazioni, Lo Giudice trova sempre un aneddoto curioso da raccontare, propone un punto di vista sempre interessante, suggerisce collegamenti e rimandi alle altre opere del libro e a nomi che suoneranno familiari agli appassionati.
Presentate in ordine cronologico, le 101 opere coprono un panorama intercontinentale dosando sapientemente l'inserimento di opere italiane, presenti solo in quanto eccellenti e non per mero orgoglio nazionale. L'autore non si incarta nelle noiose diatribe stilistiche che pure hanno fiaccato la discussione attorno al black-metal, includendo artisti che farebbero storcere il naso ai tanti puristi, gli stessi che hanno provato a ingabbiare questo stile in rigide regole e convenzioni. Dal libro, invece, se ne ricava l'immagine nitida di un mondo musicale in costante espansione, vivo e mutante, pieno di band che non temono il confronto con il resto della scena metal e persino, in alcuni casi, dell'intero universo rock."Da Satana all'Iperuranio" è adatto tanto ai neofiti quanto agli appassionati, perché propone ai primi una fonte ineusaribile di punti di accesso a discografie e intere nicchie estetiche, mentre i secondi potranno conoscere qualche perla nascosta, magari anche solo riscoprirla, e aggiungere qualche ulteriore dettaglio e curiosità al proprio bagaglio da metallari. Difficile, per tutti, resistere alla tentazione di concedersi qualche ascolto extra per colmare lacune, rivivere emozioni, confrontarsi con le considerazioni che Lo Giudice dissemina nel libro, anche a costo di provocare il lettore.
Permettetemi, in chiusura, un consiglio: saltate senza indugio la lettura dell'indice, godetevi pagina dopo pagina la sorpresa di scoprire il prossimo album della lunga lista e, magari, rimarrete anche voi positivamente colpiti e divertiti da quello che troverete a pagina 191.